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Cloramfenicolo

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Cloramfenicolo
Nome IUPAC
2,2-dicloro-N-((1R,2R)-1,3-diidrossi-1-(4-nitrofenil)propan-2-il)acetammide
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolare C11H12N2O5Cl2
Massa molecolare (u) 323,132 g/mol
Numero CAS 56-75-7
Numero EINECS 200-287-4
Codice ATC D06AX02
PubChem 298
DrugBank DB00446
SMILES
C1=CC(=CC=C1C(C(CO)NC(=O)C(Cl)Cl)O)[N+](=O)[O-]
Proprietà chimico-fisiche
Temperatura di fusione 149-153
Dati farmacocinetici
Metabolismo Epatico
Emivita 3 h
Escrezione Principalmente renale
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
tossico a lungo termine
pericolo
Frasi H 350
Consigli P 201 - 308+313

Il cloramfenicolo (o cloranfenicolo), o CAF, è un antibiotico della classe degli amfenicoli, comunemente commercializzato con il nome di chemicetina.

Il cloramfenicolo è utilizzato in numerose infezioni batteriche. Ha azione prevalentemente batteriostatica, ma anche battericida nei confronti di Haemophilus influenzae, Pneumococco e Meningococco. Viene usato in gocce o come unguento per il trattamento delle congiuntiviti. Per via orale o per iniezione endovenosa, è usato per trattare la meningite, la peste, il colera e la febbre tifoide.

Nonostante il cloramfenicolo abbia discreta efficacia contro un'estesa varietà di microrganismi, per via dei seri effetti collaterali (come i danni al midollo osseo, inclusa l'anemia aplastica o la sindrome del bambino grigio nella somministrazione pediatrica), il suo impiego negli esseri umani viene limitato al trattamento d'infezioni gravi, con rischio di morte del paziente e per le quali non esista un'alternativa di pari efficacia. L'Organizzazione mondiale della sanità sostiene il suo uso nel trattamento di casi pediatrici nonostante i gravi effetti collaterali in diverse nazioni del Terzo mondo in assenza di alternative più economiche e dunque accessibili.

Il cloramfenicolo è stato scoperto nel 1947 da Ehrlich che lo ha isolato a partire dal micete Streptomyces venezuelae. La sua struttura chimica è stata identificata e sintetizzata per la prima volta nel 1949. Attualmente viene prodotto attraverso sintesi chimica.

Viene spesso (illegalmente) usato in apicoltura per il controllo dell'agente della peste americana Paenibacillus larvae.

Chimica

Il cloramfenicolo presenta all'interno della sua struttura chimica due stereocentri, con la possibile formazione di 4 diversi stereoisomeri, in cui solo il D(-) treo, presenta un'efficacia antibatterica.

Usi

Inizialmente il cloramfenicolo veniva utilizzato per il trattamento del tifo, ma il diffondersi di ceppi di Salmonella typhi resistente ai farmaci ha portato a una riduzione dell'impiego solo nei casi più gravi e in mancanza di un'alternativa più efficace.

Inoltre l'OMS non raccomanda più il cloramfenicolo come trattamento di prima scelta della meningite, diffuso soprattutto nei paesi a basso reddito, ma ne raccomanda l'utilizzo con cautela e solo in mancanza di alternative disponibili.

Oggi il cloramfenicolo è usato principalmente come unguento per il trattamento delle congiuntiviti.

Il farmaco trova impiego anche per la cura del colera, poiché colpisce i vibrioni e riduce la diarrea, risultando efficace anche nei ceppi resistenti alla tetraciclina.

L'Istituto superiore di sanità ne consiglia l'uso per il trattamento della peste.

Meccanismo e resistenza

Il cloramfenicolo agisce sui batteri, inibendo la sintesi proteica. Esso si lega alla subunità 50S ribosomiale bloccando il meccanismo di traduzione degli RNA messaggeri. Il cloramfenicolo si interpone in uno spazio della subunità 50S tra il sito A e il sito P, bloccando l'attività di peptidil-transpeptidasi, che catalizza la formazione del legame tra la catena proteica del sito P e l'aminoacido entrante nel sito A.

La resistenza al cloramfenicolo è conferita dal gene cat, il quale codifica un enzima chiamato cloramfenicolo acetiltrasferasi (in sigla CAT) che inattiva il cloramfenicolo legando con legame covalente uno o due gruppi acetili, derivati dall'acetil-S-Coenzima A, ad un gruppo idrossilico del cloramfenicolo. L'acetilazione impedisce che il cloramfenicolo si leghi al ribosoma.

Effetti collaterali

L'effetto collaterale più grave del trattamento con cloramfenicolo è l'anemia aplastica. Si tratta di un effetto raro ma potenzialmente fatale che si verifica settimane o mesi dopo l'interruzione del trattamento. La causa dell'insorgenza di questo effetto collaterale non è nota né prevedibile, ma potrebbe avere una componente data dalla predisposizione genetica.

Il cloramfenicolo può causare la soppressione del midollo osseo; conseguenza dell'azione sui mitocondri umani. La sintomatologia prevede un calo dei livelli di emoglobina, che si verifica una volta somministrata una dose cumulativa di 20 g. L'anemia è reversibile in seguito all'interruzione del farmaco e non prevede lo sviluppo dell'anemia aplastica.

Il cloramfenicolo aumenta il rischio di leucemia infantile; rischio che aumenta con la durata del trattamento.

La somministrazione endovenosa di cloramfenicolo è associata alla sindrome del bambino grigio. Questo fenomeno si verifica nei neonati perché sono sprovvisti di enzimi epatici completamente funzionali, che non consentono il completo metabolismo del farmaco, che di conseguenza rimane non metabolizzato nell'organismo. Ciò provoca diversi effetti avversi, tra cui ipotensione e cianosi. La condizione si può prevenire utilizzando il farmaco alle dosi raccomandate e monitorando i livelli ematici.

Infine possono verificarsi reazioni di tipo allergico quali febbre, eruzioni cutanee maculari e vescicolari, angioedema, orticaria e anafilassi. Possibili sono anche le reazioni neurotossiche come mal di testa, lieve depressione, confusione mentale e delirium.

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