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Dian Fossey

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Dian Fossey (San Francisco, 16 gennaio 1932Parco Nazionale dei Vulcani, Ruanda, 26 dicembre 1985) è stata una zoologa statunitense.

Dedicò gran parte della sua vita all'osservazione e allo studio dei gorilla. La sua attività fu svolta prevalentemente sulle montagne e nelle foreste del Ruanda, nel Volcanoes National Park, inizialmente sotto la guida del famoso paleontologo Louis Leakey, accompagnata in alcune circostanze dal fotografo Bob Campbell. Il suo lavoro è stato spesso paragonato a quello che fece Jane Goodall studiando gli scimpanzé.

Biografia

Dian Fossey nacque il 16 gennaio 1932 a San Francisco, California, figlia di George e Kitty Fossey. I problemi economici del padre portarono al divorzio della coppia nel 1938 e Dian fu affidata alla madre, che qualche anno dopo si risposò con il ricco costruttore Richard Price. Anni dopo anche il padre si risposò, ma vari problemi continuarono a condizionarne la vita, conducendolo nel 1968 a suicidarsi, mentre Dian era in Ruanda. Gelidi invece furono i rapporti che Dian ebbe col suo patrigno, tanto che non fu mai adottata ufficialmente.

Dian si iscrisse alla facoltà di veterinaria all'Università della California, Davis, subito dopo aver conseguito il diploma a San Francisco in Biologia, laurea in veterinaria che abbandonó dopo un anno. Dovette superare notevoli contrasti col patrigno che voleva per lei un futuro diverso, legato alla sua attività d'affari, ma lei, caparbiamente, continuò per la sua strada. Dian successivamente si trasferì al San Jose State College (attualmente San Jose State University) per studiare terapia occupazionale, dopo aver avuto problemi con materie quali chimica e fisica. Nel 1954 si è laureata. Dopo ulteriori specializzazioni, Dian si trasferì nel Kentucky, dove divenne direttore del dipartimento di terapia occupazionale al Kosair Crippled Children Hospital di Louisville. In quegli stessi anni divenne cattolica.

La morte

Dian Fossey fu brutalmente assassinata la sera del 26 dicembre 1985 nella sua capanna. L'arma del delitto fu un arnese locale, chiamato panga, usato dai bracconieri per uccidere i gorilla una volta caduti in trappola. Fossey fu ritrovata solo il giorno seguente, oramai priva di vita. L'assassino resta tuttora ignoto. Farley Mowat, il biografo di Fossey, ha scritto nel suo libro Woman in the Mists, che con ogni probabilità la morte della studiosa è da attribuire a chi in Ruanda non aveva interesse alla salvaguardia dei gorilla o chi vedeva in Fossey una minaccia alla crescente e redditizia attività turistica della regione. A uccidere Dian Fossey sarebbero quindi stati i bracconieri, poiché Fossey rappresentava una minaccia per il bracconaggio e per la caccia illegale ai gorilla, dati i suoi numerosi interventi, talvolta anche decisivi. Mowat afferma anche che la causa scatenante dell'omicidio fu il visto di due anni concesso a Fossey qualche settimana prima dell'assassinio, visto che le garantiva una permanenza lunghissima nel paese.

Ad ogni modo la morte di Dian Fossey è ancora avvolta in un fitto mistero. È opinione di Mowat che chi ha colpito a morte la studiosa dovesse conoscere bene la zona dell'accampamento e soprattutto le abitudini della vittima, che non era solita lasciare entrare nessuno e dormiva sempre ben chiusa nella sua capanna. A confermare queste tesi, ci fu l'arresto di tutti i membri del suo staff, accusati di complicità nell'omicidio, che potrebbe avere avuto come mandante anche alte sfere del governo ruandese, mai punite a distanza di decenni. Di medesimo parere è anche il neurobiologo e primatologo Robert Sapolsky, come scrive in Diario di un uomo scimmia, secondo cui le autorità ruandesi accusarono dell'omicidio uno studente americano, dopo essersi però accertate che questi avesse lasciato il paese.

Dopo la sua morte, il nome di Dian Fossey fu usato indebitamente dalle autorità locali per pubblicizzare il settore locale. Durante il genocidio ruandese del 1994, il campo dove lavorò Fossey fu completamente distrutto e quelle foreste furono invase da decine di migliaia di profughi in fuga dalla guerra che procurarono danni irrimediabili all'habitat naturale dei gorilla. Nel ventunesimo secolo tale campo è in ricostruzione.

Omaggi a Dian Fossey

Dopo la sua morte, fu creato il "Dian Fossey Gorilla Fund International" che ha lo scopo di trovare fondi da destinare alla salvaguardia dei primati africani. Inoltre alcuni amici della studiosa, tra cui il dottor Shirley McGreal, continuarono la sua opera, collaborando ancora con l'"International Primate Protection League" (IPPL) che aveva già coinvolto la stessa Fossey.

La biografia di Fossey è inoltre diventata parte della memoria collettiva grazie a un film a lei dedicato. Già mesi prima della sua morte, Dian Fossey aveva firmato un contratto da un milione di dollari con la Warner Bros. per creare un film basato sulla sua vita. Nel 1988 uscì Gorilla nella nebbia (Gorillas in the Mist: The Story of Dian Fossey), con protagonista Sigourney Weaver nei panni di Fossey.

Molti sono i libri dedicati alla studiosa, tra cui No One Loved Gorillas More, scritto da Camilla de la Bedovore e pubblicato nel 2005, e Gorillas Dreams: The Legacy of Dian Fossey, scritto dalla giornalista investigativa Georgiane Nienaber e pubblicato nel 2006.

Approfondimenti sulla personalità

La personalità e il lavoro di Dian Fossey sono presentate, con molti elementi di valutazione, in un capitolo del libro Diario di un uomo scimmia, del neurobiologo e primatologo R. Sapolsky che ha trascorso diversi periodi di studio di un gruppo di babbuini nel bush keniota, non lontano dai luoghi di Fossey, che, ancora studente, aveva conosciuto e ammirato. Importante ai fini della ricostruzione degli eventi che portarono alla sua uccisione, tra l'altro, il fatto che tra i cosiddetti bracconieri vi fossero in realtà molti cacciatori-raccoglitori della tribù batwa, nelle cui trappole accidentalmente restavano presi dei gorilla, con la conseguente, non voluta, morte.

La reazione sproporzionata e dissennata di Fossey a queste morti (che inizialmente furono certatamente accidentali), fu prima la distruzione sistematica delle trappole, privando la tribù della sua principale fonte di sussistenza, poi addirittura di far prendere in ostaggio alcuni adolescenti della tribù dando origine a una spirale di reciproca ostilità che portò alla deliberata uccisione di altri esemplari. La stessa comunità scientifica fu divisa sulla linea da prendere nei confronti della studiosa, che veniva apprezzata per le sue scoperte, ma anche criticata per la sua indifferenza alle metodiche della ricerca canonica e il suo operato sul campo quanto meno discutibile. Le si riconosceva il merito di aver portato all'attenzione del mondo la situazione dei gorilla di montagna, ma si sottolineava che la sua sostanziale incapacità di gestire la situazione aveva causato altrettanti danni.

Altre osservazioni di Sapolsky, nella stessa opera citata in apertura, contribuiscono a delineare una personalità complessa e umanamente segnata da irrisolte problematiche famigliari e personali.

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Collegamenti esterni

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