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Sati (buddhismo)

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Nel buddhismo, la parola in pāli sati (sanscrito smṛti, sino-giapponese 念, pronuncia cinese nian, giapponese on'yomi nen o nem, in occidente reso anche con la parola inglese mindfulness) significa "consapevolezza, attenzione consapevole, studio attento", ed indica una facoltà spirituale o psicologica (indriya) che costituisce una parte essenziale della pratica buddista. È il primo dei Sette Fattori dell'illuminazione. La "retta consapevolezza" (pali: sammā-sati, sanscrito samyak-smṛti), o "retta presenza mentale, retta concentrazione", è il settimo elemento del Nobile Ottuplice Sentiero, il quale costituisce l'ultima delle Quattro nobili verità esposte dal Buddha. La meditazione buddhista incentrata sul sati è la vipassana.

Secondo Robert Sharf, il significato di questi termini è stato oggetto di ampio dibattito e discussione. Smṛti originariamente significava "ricordare", "tenere a mente", come nella tradizione vedica di ricordare testi sacri. Il termine sati significa anche "da ricordare". Nel Satipaţţhāna-sutta il termine sati significa "ricordare i dharma", per cui si può vedere la vera natura dei fenomeni. Secondo Rupert Gethin:

«[Sati] dovrebbe essere intesa come ciò che consente la consapevolezza della gamma completa e della portata dei dhamma; sati è una consapevolezza delle cose in relazione alle cose, e quindi una consapevolezza del loro valore relativo. Applicato ai satipaţţhāna, presumibilmente ciò significa che è la sati che fa sì che il praticante dello yoga "ricordi" che ogni sentimento che possa sperimentare esiste in relazione a una varietà o un mondo di sentimenti che possono essere abili o sconvenienti, con guasti o impeccabili, relativamente inferiore o raffinato, oscuro o puro.»

Sharf osserva inoltre che questo ha poco a che fare con la "nuda attenzione", la popolare interpretazione contemporanea di sati, "poiché comporta, tra le altre cose, la giusta discriminazione della valenza morale dei fenomeni in cui si presentano". Secondo Paul Williams, riferendosi a quanto sostenuto da Erich Frauwallner, la consapevolezza ha fornito la via alla liberazione, "osservando costantemente l'esperienza sensoriale per impedire l'insorgere di desideri che avrebbero potuto sperimentare l'esperienza futura in rinascita".

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