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Sindrome di Duncan
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Sindrome di Duncan

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Diagramma della proteina codificata dal gene SH2D1A, responsabile della sindrome di tipo 1

La sindrome di Duncan (dal nome della prima famiglia affetta) o sindrome di Purtilo (dal nome dello scopritore) o sindrome linfoproliferativa legata al cromosoma X o X-linked lymphoproliferative syndrome type 1 (XLP-1) o anche SAP deficiency è una malattia genetica rara legata ad una mutazione recessiva del gene SH2D1A (SLAM-associated protein: SAP) sul cromosoma X. Essa viene diagnosticata ogni anno in meno di 1 su 1.000.000 di bambini o adolescenti.

Esiste anche una seconda variante genetica della sindrome: la XLP-2 o X-linked inhibitor of apoptosis protein gene o XIAP deficiency che incide per il 20% della sindrome nel suo complesso.

Entrambe fanno parte delle malattie linfoproliferative X-correlate.

La sindrome è correlata nella maggior parte dei casi, ad una risposta immunitaria inadeguata all'infezione del virus Epstein-Barr (EBV).

Clinica

La malattia è generalmente asintomatica e si manifesta solo quando i bambini che hanno la mutazione genetica sono esposti al virus di Epstein-Barr (EBV). La malattia è una immunodeficienza primaria spesso fatale che si associa all'espansione esuberante del CD8 (+) attivato delle cellule T dopo esposizione al virus di Epstein-Barr. Le principali manifestazioni cliniche della XLP consistono:

La linfoistiocitosi emofagocitica, dovuta all'attivazione e all'eccessiva proliferazione delle cellule T e dei macrofagi, è una complicanza potenzialmente fatale. Essa si manifesta con febbre, itterizia, convulsioni, epatosplenomegalia, linfoadenopatia e citopenia. Successivamente possono evidenziarsi coagulopatia, disfunzione del sistema nervoso centrale, insufficienza multiorgano; raramente sono stati osservati anemia aplastica e vasculite linfocitica.

si è osservato come nella malattia vi è una iper produzione di interleuchine: IL-21 nella variante XLP1 e della IL-18 nella variante XIAP. Inoltre, nei soggetti affetti dalla patologia spesso si è notata un'associazione con coliti e gastriti.

Attualmente l'unica terapia è il trapianto di midollo osseo (allotrapianto di cellule staminali ematopoietiche) prima che il soggetto venga esposto al virus; le percentuali di mortalità sono alte con circa il 70% dei bambini non trattati. La prognosi dipende dalla comparsa di complicazioni, come i linfomi e la linfoistiocitosi emafagocitica.

Un gruppo di ricerca multinazionale ha dimostrato nella etiopatogenesi della malattia un ruolo decisivo per l'enzima diacilglicerolo chinasi (DGKα), enzima possibile bersaglio di terapie future.

Terapia

La terapia della HLH prevede l'uso di steroidi e chemioterapici ed anche globuline antitimocitiche. Il (Rituximab) può essere usato per ridurre il carico virale di EBV e, indirettamente, determina l'attivazione dei linfociti T.

Bibliografia

Collegamenti esterni


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