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Statura

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La statura (dal latino statura(m), da status, "stato", "condizione") è l'altezza corporea dal suolo al vertex, il punto più alto della testa quando questa venga tenuta in maniera da rendere orizzontale il piano, che passa per i forami uditivi e per il margine inferiore dell'orbita sinistra. Essa è dunque un carattere somatico che esprime l'ordine di grandezza del parametro massimale del corpo umano, cioè la lunghezza che va dalla testa alla pianta dei piedi. Viene valutata in modo preciso con un apparecchio detto stadiometro o statimetro ed è un carattere costituzionale, dovuto a fattori genetici e ambientali multipli: varia in rapporto all'etnia, agli individui, alle ore del giorno, alla fase della vita ed è stretta espressione dell'accrescimento corporeo.

Al termine dell'accrescimento somatico, la statura umana standard è stimata intorno ai 165 cm. Può variare mediamente tra un minimo di 135 cm (-20% dell'altezza standard) e 200 cm (+20% dell'altezza standard). Il dato non rappresenta comunque la media vera e propria, vista l'impossibilità di misurare ogni singolo individuo del pianeta, ma è considerato verosimile a livello medico. Variazioni nella media si hanno, estesissime, a seconda dell'etnia.

Misurazione

Uno stadiometro per la misurazione della statura umana.
Comparazione fra misurazioni: sistema metrico-decimale in mm e in pollici ("inches" in inglese).

La misura della statura viene espressa utilizzando il sistema metrico decimale, quindi con il metro e/o il centimetro; oppure con il sistema anglosassone del piede ("foot", in inglese) e/o del pollice ("inch", in inglese). Dal 1959, è stata ufficialmente accettata l'equivalenza di un pollice a 2,54 cm.

Detta misura si ottiene con uno stadiometro o statimetro, strumento composto da una barra verticale graduata e da una branca mobile perpendicolare alla barra e su questa scorrevole. La branca, durante la misurazione, viene appoggiata sul vertex in modo da poter riconoscere l'altezza di un individuo dal punto indicato sulla barra graduata immediatamente sotto la branca. Altri metodi di misurazione si effettuano a ridosso di una parete verticale priva di battiscopa, utilizzando un metro ripiegabile o a nastro riavvolgibile e una squadra ad angolo retto (che sostituisce la branca mobile), la quale viene fatta scivolare parallelamente alla parete. La statura va misurata a piedi scalzi, senza considerare la capigliatura, dopo aver permesso alle vertebre della spina dorsale di rilassarsi e dilatarsi, dormendo per le necessarie ore e con comodità, dunque preferibilmente di mattina (altezza reale): essa non è infatti costante; varia a seconda dell'ora del giorno (mattino o sera) o dell'affaticamento del soggetto. Poiché si tratta di differenze di qualche centimetro è bene ricordare le circostanze del rilevamento.

Si considera generalmente l'altezza (documenti individuali etc.) - comunque per i fattori legati alla misurazione sempre approssimata - al centimetro: ad esempio una statura maggiore di 164,5 cm e minore di 165,5 cm si approssima a 165 cm.

Classificazione delle stature

Diversi studiosi si sono dedicati nel corso degli anni alla classificazione delle stature umane proponendo degli intervalli che costituissero dei parametri assoluti di riferimento orientativi, tenendo presente la differenza fra stature maschili e femminili. Di seguito alcune delle più importanti usate in antropologia.

Classificazione di Topinard

Secondo l'antropologo Paul Topinard (1830-1911) le stature sono disposte secondo le seguenti classi di valori,, considerando uno scarto medio di 12 cm fra le stature maschili e quelle femminili secondo un rapporto accettato dallo studioso di 1.00:0.927.

Stature nanoidi al di sotto di 50 cm
Stature basse 150,0–160,0 cm
Stature sotto la media 160,0–165,0 cm
Stature sopra la media 165,0–170,0 cm
Stature alte da 170 cm

Classificazione di Mantegazza

Le classi di statura proposte dal medico italiano Paolo Mantegazza (1831-1910) sono disposte come segue per uomini e donne:

Stature maschili:

Stature basse fino a 160 cm inclusi
Stature medie da 161 cm a 170 cm
Stature alte da 170 cm in poi

Stature femminili:

Stature basse fino a 150 cm
Stature medie da 150 cm esclusi a 160 cm inclusi
Stature alte da 160 cm in poi

Classificazione di Haddon

La scala proposta dall'antropologo inglese Alfred Cort Haddon (1855-1940) segue questi intervalli:

Stature nanoidi fino a 148,0 cm
Stature basse 148,0–158,0 cm
Stature medie 158,0–168,0 cm
Stature alte 168,0–172,0 cm
Stature molto alte da 172,0 cm

Classificazione di Sergi

A partire da un'accurata analisi antropologica, lo scienziato italiano Sergio Sergi (1878-1972), fra i più importanti studiosi d'antropometria e in particolare della sistematica antropologica, dedicò l'esistenza all'introduzione di nuovi metodi nell'analisi comparativa, specialmente nella craniometria.

Nelle sue analisi storiche della paleontologia umana, giunse a una classificazione delle stature basata sui tipi umani, ritenuta valida a partire dalla seconda metà del secolo scorso. Esse sono distinte come segue, considerando che per le donne i valori vanno diminuiti mediamente di 10 cm:

Stature piccole fino a 148 cm
Stature basse 148–153 cm
Stature medio-basse 153–158 cm
Stature medie 158–163 cm
Stature medio-alte 163–168 cm
Stature alte 168–173 cm
Stature molto alte 173–178 cm
Stature altissime oltre 178 cm

Classificazione di Biasutti

Secondo la classificazione dovuta all'antropologo italiano Renato Biasutti (1878-1965), le stature medie sarebbero comprese tra 158–168 cm, come per Haddon. Biasutti arriva a considerare ben otto classi per la statura: una che si riferisce alle stature nanoidi, una alle altissime e due per ognuna delle suddivisioni tradizionali in basse, medie, alte. Va premesso allo studio della distribuzione geografica delle seguenti classi di valori come esistano fattori di ordine sociale capaci di pesare sensibilmente sulle medie. I valori si riferiscono ai dati maschili: quelli femminili risulterebbero inferiori di una decina di centimetri ai corrispondenti maschili. Ciò solo come regola generale, poiché si riscontrano differenze in più o in meno:

Stature nanoidi fino a 147,9 cm
Stature basse di classe I 148,0–152,9 cm
Stature basse di classe II 153,0–157,9 cm
Stature medie di classe I 158,0–162,9 cm
Stature medie di classe II 163,0–167,9 cm
Stature alte di classe I 168,0–172,9 cm
Stature alte di classe II 173,0–177,9 cm
Stature altissime a partire da 178,0 cm

Classificazione di Martin-Saller

Secondo un'eminente classificazione dovuta all'antropologo tedesco Rudolf Martin (1864-1925) e largamente seguita, le stature medie sarebbero comprese orientativamente tra 160–170 cm.

Più precisamente, Martin e Karl Saller (1902-1969) forniscono le seguenti classi di valori delle stature per uomini e donne, oggi generalmente in uso nella vita pratica:

Stature maschili:

Nanismo valori inferiori a 130,0 cm
Stature molto basse 130,0–149,9 cm
Stature basse 150,0–159,9 cm
Stature sotto la media 160,0–163,9 cm
Stature medie 164,0–166,9 cm
Stature sopra la media 167,0–169,9 cm
Stature alte 170,0–179,9 cm
Stature molto alte 180,0–199,9 cm
Gigantismo valori superiori a 200,0 cm

Stature femminili:

Nanismo valori inferiori a 121,0 cm
Stature molto basse 121,0–139,9 cm
Stature basse 140,0–148,9 cm
Stature sotto la media 149,0–152,9 cm
Stature medie 153,0–155,9 cm
Stature sopra la media 156,0–158,9 cm
Stature alte 159,0–167,9 cm
Stature molto alte 168,0–186,9 cm
Gigantismo valori superiori a 187,0 cm

Indice scelico

Misure antropometriche della statura durante la seconda esposizione internazionale di eugenetica che si tenne dal 22 settembre al 22 ottobre 1921, in connessione con il Secondo Congresso Internazionale di Eugenetica nell'American Museum of Natural History di New York (Baltimora: William & Wilkins Co., 1923).
Misurazioni antropometriche di una donna.

L'indice scelico (o schelico), in antropometria e in medicina costituzionalistica, esprime il rapporto tra la lunghezza del busto (dal piano ischiatico al vertice della testa) e la statura e quindi in forma indiretta la lunghezza degli arti inferiori. Tale misura si ottiene considerando l'Altezza Vertice-Ischiatica (AVI) divisa per l'altezza totale in piedi (AT) del soggetto preso in considerazione, moltiplicata per 100, come espresso nella formula seguente:

L'AVI, espressa in centimetri, corrisponde alla misura del tronco: si calcola misurando la distanza tra il vertice della testa e il piano d'appoggio dello sgabello sul quale si è seduti, con piedi poggiati a terra, collo e busto eretti, perpendicolari alle cosce. Ottenuto l'indice scelico è quindi possibile capire a quale tipo il soggetto misurato appartenga: se longilineo, normolineo o brevilineo in rapporto alla propria statura, come illustrato nella seguente tabella:

Uomo Donna
≤51: Longilineo ≤52,4: Longilinea
51,1-54,5: Normolineo 52,5-54,5: Normolinea
≥53,2: Brevilineo ≥54,6: Brevilinea
  • I soggetti longilinei (o macrocormici) sono caratterizzati dal fatto che la lunghezza degli arti inferiori è maggiore di quella del busto.
  • I soggetti normolinei (o mesaticormici) hanno gli arti di lunghezza inferiore o uguale a quella del busto.
  • I soggetti brevilinei (o brachicormici) hanno la lunghezza degli arti inferiori minore rispetto alla lunghezza del busto.

Tali caratteristiche, come si evince dai dati, non sono legate necessariamente a una statura "alta" o "bassa", in quanto un soggetto può essere considerato "alto" ma "brevilineo" e viceversa.

Fra i tipici soggetti longilinei divenuti molto famosi, si può citare il celebre ballerino statunitense Fred Astaire (1899-1987), la cui statura alta176–177 cm circa presentava un rapporto particolare a favore della lunghezza degli arti inferiori, al punto che si parlava di "gambe straordinariamente lunghe" oggetto del titolo di un film del 1955, Daddy Long Legs (Papà Gambalunga), in cui recitò come protagonista.

Al contrario, fra i soggetti brevilinei pure divenuti celeberrimi, si ricorda uno dei calciatori più noti al mondo, Diego Armando Maradona (1960-2020), la cui statura media (pari a 165 cm circa) presentava un rapporto a sfavore degli arti inferiori.

Percentile

Il percentile delle persone italiane.

Il percentile indica il numero di persone dello stesso sesso e della stessa età che sono di statura inferiore. Un ragazzo di 18 anni con statura corrispondente al 30º percentile, ad esempio, ha il 30% dei coetanei del suo stesso sesso con statura inferiore e il 70% con statura superiore. Oggi a livello giuridico, statistico e medico, è considerata di bassa statura una persona al di sotto del 3º percentile, di alta statura una persona al di sopra del 97º percentile.

Alterazioni nella misurazione

Accurate misure della statura umana, specialmente nei rilevamenti antropologici, dovrebbero prendere in considerazione i criteri citati sopra. Alcune ricerche degli ultimi anni hanno tuttavia dimostrato che esiste una tendenza, sia maschile che femminile, a riferire la propria statura in modo alterato, generalmente più alta di quella reale, fino a considerevoli variazioni. Tale tendenza è emersa analizzando numerosi dati a partire da siti d'incontri molto utilizzati negli Stati Uniti da uomini e donne, nonché le altezze riferite da uomini adulti a proposito delle loro patenti di guida.

Dalle analisi si deduceva che gli uomini avessero due incentivi che si rivelavano contrastanti, nell'alterare la propria altezza al momento di creare un profilo su un sito d'incontri. Volendo risultare il più attraenti possibile nel presentarsi a potenziali partner in rete, pensavano che ciò corrispondesse all'essere più alti. Ma, d'altro canto, non volendo risultare del tutto poco credibili nel momento di un eventuale incontro reale, la loro alterazione non risultava, il più delle volte, eccessiva. La tendenza si era rivelata in casi in cui l'altezza del soggetto fosse per esempio nell'ambito della statura media: 5 piedi e 7 pollici, ossia 170 cm circa, accresciuti fino a 5 piedi e 8 pollici, ossia 172–173 cm circa. "Accrescimenti" come questo, affermava lo studio, dovrebbero essere sommati nella considerazione della reale statura media statunitense maschile. Ma un rilevamento effettuato dal sito d'incontri OkCupid ha scoperto che i propri utenti uomini alteravano la propria altezza di ben 2 pollici (pari a oltre 5 cm circa).

Nelle donne la tendenza non era risultata diversa.

Le alterazioni al rialzo della statura non risultavano dissimili da quelle maschili nella creazione di profili in siti d'incontri, il che fa dedurre che anche per le donne l'altezza venga considerata come una qualità attraente, nonostante la contraffazione dei dati reali.

A questa diffusa attitudine legata all'alterazione delle misure reali riferite ne va aggiunta un'altra: quella dell'uso delle scarpe rialzanti maschili nell'ambito dell'interazione quotidiana, pratica di larga tendenza. Il motivo dell'utilizzo di tali calzature per mascherare l'altezza è spesso legato a fattori psicologici e di natura sociale. Questa consuetudine legata all'uso di calzature rialzanti è frequente nell'ambito attoriale.

La sindrome di Obelix

Il problema dell'alterazione della misura della statura riguarda anche altri paesi e in particolare l'Europa. Nei Paesi francofoni questo tipo di indulgenza con se stessi, la tendenza cioè all'alterazione al rialzo della propria statura, viene definita "Sindrome di Obelix", dal nome del celebre personaggio fumettistico, che rispondeva, a chi gli facesse notare il suo, sovrappeso: "Grasso io? No. Sono solo un po' cresciutello". Secondo una ricerca condotta in Francia dall'Institut de veille sanitaire (Invs, equivalente francese dell'Istituto superiore di sanità italiano) sulle risposte di 629 cittadini francesi, quasi tutti si dichiaravano più alti: 0,79 cm circa d'altezza in più, in media, era il risultato dell'indagine.

Caratteristiche biologiche

Fra le varie popolazioni viventi la variazione dell'altezza e del peso corporeo sono notevoli. Le grandi dimensioni corporee potevano presentare dei vantaggi. A livello di storia antropologica, un uomo grande incute rispetto; in passato risultava avvantaggiato nel combattimento corpo a corpo e nella caccia di grossi animali. Un uomo aitante inoltre poteva occupare uno spazio maggiore, era in genere più resistente e poteva pertanto intraprendere cacce che richiedessero un maggior uso della forza, portando al desco famigliare una maggior quantità di carne. Ma alta statura e massiccia costituzione possono anche risultare svantaggiosi. Una mole corporea maggiore richiede più calorie, anche soltanto per mantenersi in vita, particolarmente durante l'accrescimento. Il bambino di notevole mole corporea per costituzione genetica, si trova in condizioni di particolare svantaggio quando il cibo è scarso. In casi di carestia gli individui di piccola taglia hanno maggiori probabilità di sopravvivenza rispetto a quelli di taglia medio-grande. Vi è poi una relazione, anche se non chiara e dimostrata, fra dimensioni corporee relative e distribuzione geografica in relazione alle temperature. In parte si tratta di adattamento fisiologico e in parte di azione della selezione naturale.

Nel 2022 è stato pubblicato il più vasto studio sul genoma umano, condotto su un campione di 5 milioni di individui estratti da 281 studi, laddove il precedente studio più esteso era basato su una popolazione di 700 000 persone. Secondo lo studio, il 20% del genoma umano contiene la maggior parte dei geni che possono condizionare la statura corporea.

Va infine ricordato che la statura può costituire un elemento decisivo al momento della scelta amorosa del partner da parte degli esseri umani e divenire un elemento di feticismo.

Crescita

Un esempio della velocità ottimale di crescita della statura.
Variazione della statura di tre uomini dall'età di 12 anni fino al termine della crescita.

La crescita staturale è regolata da diversi ormoni, fra i quali l'IGF-1, sempre secreti durante la vita umana, ma che agiscono soprattutto nella fase infantile-adolescenziale. Contribuiscono all'allungamento osseo e all'aumento di riproduzione cellulare nei vari tessuti determinando, di conseguenza, la statura.

Secondo alcuni calcoli espressi in equazioni da diversi studiosi (equazione di Tanner e altri, di Cole e altri, di Cole, di Hermanussen e Cole) in base alla statura dei genitori è possibile prevedere con un certo margine d'approssimazione quella che potrebbero avere da adulti i figli, maschi o femmine. Tale calcolo si basa sulla media della somma delle altezze dei genitori, con la sommatoria di un margine che porta a stabilire un'approssimazione minima o massima dell'altezza possibile. Definendo altezza paterna AP e altezza materna AM e come margine la variabile X in cm si può esprimere il calcolo secondo l'equazione di Tanner:

Tale margine X varia da −6,5 cm nella femmina a +6,5 cm nel maschio, con un intervallo di confidenza 95%, ±10 cm nel maschio, ±9 cm nella femmina.

La statura è in ogni caso ereditaria nonché legata a fattori imponderabili: chi ha una bassa statura solitamente la eredita dai genitori, che a loro volta l'hanno ereditata dalle precedenti generazioni. Lo stesso si può dire per chi ha un'alta statura. Tuttavia, nel 1886 l'antropologo inglese Francis Galton (1822-1911), ideatore dell'eugenetica, si accorse che questo processo ha comunque un limite: i figli più alti della media avevano genitori più bassi di loro e i figli più bassi della media avevano genitori più alti. Galton chiamò questo fenomeno, che ricorre costantemente, "regressione verso la media".

Esistono deformazioni della statura, vere e proprie malattie d'una certa rarità, come i citati gigantismo e nanismo, le cui cause sono molteplici. Casi limite d'accrescimento non dovuto a cause naturali si sono invece registrati nella seconda metà del XX secolo: l'attore circense americano Clarence E. Willard (1882-1969) riuscì, nel periodo in cui era più in forma, ad aumentare la propria statura già alta, di 177 cm circa, a quella altissima di 193 cm circa (secondo tutte le classificazioni), grazie a un'eccezionale manipolazione muscolare della zona vertebrale.

Il periodo di crescita più significativo è nei primi 2-3 anni di vita, mentre l'aumento più costante si verifica durante l'adolescenza. Un incremento della crescita si verifica a volte nei ragazzi tra i 12 e i 17 anni, con un picco tra i 13 e i 15 anni, in genere. Nell'anno di maggiore sviluppo si può prevedere una crescita fino a 10 cm circa. Un incremento di crescita si verifica a volte nelle ragazze tra i 9 anni e mezzo e i 13 e mezzo, con picco in genere tra gli 11 e i 12 e mezzo. Nell'anno di maggiore sviluppo si possono avere fino a 9 cm di crescita. Se la pubertà è ritardata, la crescita staturale può rallentare molto. Se il ritardo non è patologico, il picco di crescita dell'adolescenza si verifica più tardi e si ha un recupero della crescita, con l'altezza che attraversa le curve dei percentili sino a che il bambino non raggiunge una statura determinata geneticamente. All'età di 18 anni, rimane una crescita di circa 2,5 cm per i maschi e poco meno per le femmine, per le quali la crescita è completa al 99%. Nelle ragazze con pubertà precoce vera (sviluppo del seno prima degli 8 anni), uno scatto di crescita anticipato si presenta insieme al menarca in giovane età, e determina alla fine una bassa statura per via della precoce chiusura delle cartilagini di accrescimento.

Le ragazze, all'epoca della pubertà, tendono a essere più alte dei ragazzi. Durante la gioventù l'andamento dello sviluppo non è proporzionato: il tronco si accresce con ritmo diverso da quello delle gambe, mentre la crescita in larghezza, con la quale aumenta il peso del corpo, segue in ritardo la crescita in lunghezza. Quest'ultima termina a 18 anni nella donna e a 25 anni nell'uomo; la circonferenza toracica e il peso del corpo, invece, raggiungono soltanto a 35 anni circa nell'uomo e a 50 anni circa nella donna il loro valore massimo.

Decrescita

Il processo naturale della diminuzione staturale umana inizia attorno ai 30 anni d'età, negli individui d'entrambi i sessi. Secondo una ricerca condotta dal Gerontology Research Center di Baltimora, il tasso di diminuzione dell'altezza risulta maggiore nelle donne che negli uomini. Per entrambi i sessi la perdita inizia, come detto, all'età di circa 30 anni, ma accelera con il trascorrere del tempo: la perdita complessiva d'altezza negli uomini dai 30 ai 70 anni è in media di circa 3 cm; per le donne di circa 5 cm. Dall'età di 80 anni, la diminuzione aumenta a 5 cm per gli uomini e a 8 cm per le donne. Conseguenza del processo d'invecchiamento, può tuttavia essere in relazione a una specifica patologia. Invecchiando, i dischi tra le vertebre della colonna vertebrale si disidratano tendendo ad assottigliarsi, con il risultato di una compressione della colonna vertebrale. Chi soffre d'osteoporosi può andare incontro a microfratture da compressione nella colonna vertebrale, senza avvedersene, il che porta a una notevole incurvatura della colonna. Infine, l'appiattimento degli archi dei piedi, con il trascorrere del tempo, può contribuire alla perdita di statura.

Secondo altre fonti invece, l'altezza rimarrebbe stazionaria fino a circa 50 anni, per poi declinare lentamente. Proliferazione e differenziazione cellulare nei diversi tessuti sono processi passibili di alterazioni patologiche a carico: dell'apparato endocrino, che agisce soprattutto attraverso l'ipofisi e le ghiandole da essa dipendenti; del sistema nervoso, attraverso il quale avviene il controllo delle attività motorie; delle secrezioni ghiandolari, del flusso sanguigno; di sostanze prodotte dalle cellule dette "caloni", che inibiscono la produzione cellulare e anche di fattori non specifici quali l'apporto sanguigno, di sostanze nutritizie, l'impegno funzionale del tessuto etc.

Storia

Il concetto di "statura media"

Adolphe Quetelet, lo statistico belga che introdusse il concetto statistico di uomo medio e statura media.

L'introduzione dei concetti di "statura media" e "uomo medio" si devono ad Adolphe Quetelet (1796-1874), statistico, matematico e astronomo belga considerato uno dei padri della statistica moderna. Quetelet sosteneva che la collettività umana sia regolata da leggi simili a quelle che regolano i fenomeni fisici e chiamò il complesso di tali leggi "fisica sociale". Oltre alla teoria dell'uomo medio, al suo nome è legata anche la teoria binomiale dei caratteri umani: secondo lo studioso, il tipico fisico, morale e intellettuale di una popolazione è identificato dalla media aritmetica dei valori di tali caratteri dei suoi componenti. Inoltre, in una popolazione omogenea, i valori di un carattere comune ai suoi componenti si distribuiscono secondo una curva le cui ordinate sono proporzionali ai successivi termini di sviluppo del binomio di Newton.

«Consultando una tabella che riporta i valori di grandezza del corpo nelle varie età, in relazione con i diversi pesi, ci può capitare di constatare che i nostri valori antropometrici non corrispondono a quelli della tabella; siamo sempre o troppo piccoli o troppo alti, o troppo pesanti o troppo leggeri. Questa constatazione non ci deve affliggere; dobbiamo ricordare piuttosto che gli uomini non sono fatti tutti su misura e che soltanto una esigua schiera ha misure corporee concordanti con quelle riportate nelle tabelle. Il fatto è che i numeri delle tabelle sono valori medi calcolati su molte migliaia di misure, cosicché l'altezza di un uomo di una certa età viene stabilita e riportata in tabella come misura di metri 1,50, quando su mille uomini di quella età sia stata riscontrata una altezza di metri 1,55 e su altri mille una misura di metri 1,45. A che cosa serve in genere una simile tabella? Essa ha la stessa utilità e funzione delle altre tabelle basate su medie numeriche, cioè fornisce un confronto di valori medi, per esempio fra diverse classi di leva. [...] I dati della tabella permettono infine di stabilire se i valori antropometrici di un determinato soggetto deviano o no dalla media, e ciò piò costituire, accanto ad altri dati, il sintomo di un'alterazione organica.»

(La tua salute - Enciclopedia medica per tutti p. 402)

Secondo la teoria dell'"uomo medio" di Quetelet, considerando la statura in un gruppo d'individui omogenei per origine, sesso ed età, si noterà che tutte le stature sono diverse fra loro. Quando gli individui vengono riuniti in classi di statura di uguale ampiezza si può notare che:

  • esiste una classe di stature in cui gli individui misurati sono più numerosi;
  • che tale classe è circa equidistante dalla statura massima e da quella minima, osservate nel gruppo d'individui;
  • che la frequenza diminuisce man mano che dalla classe di frequenza massima si discende verso le stature inferiori o si sale verso le superiori;
  • che le frequenze corrispondenti alle classi di statura superiori o inferiori ed equidistanti (simmetriche) dalla classe di frequenza massima risultano circa uguali;
  • che la media di tutte le stature è teoricamente uguale alla statura centrale della classe di massima frequenza, e può essere assunta come tipo di tutte le stature dei componenti del gruppo.

Il concetto di "uomo medio" è stato tuttavia criticato in ogni tempo e, anzi, alla sua critica più severa ha contribuito lo stesso Quetelet: si credeva - e fu Quetelet a dirlo per primo - che i pesi umani crescessero in rapporto al quadrato delle stature. Dato questo vincolo tra la serie delle stature e quella dei pesi, risultava che la media aritmetica delle stature non fosse compatibile con la media aritmetica dei pesi, ossia che un uomo che avesse una statura uguale alla media, per tale motivo avrebbe avuto in realtà un peso diverso da quello medio. Poiché era verosimile che la stessa incompatibilità fra stature e pesi potesse avere luogo anche per altri caratteri, l'uomo medio risultava una costruzione incongruente da abbandonare. Nonostante questa obiezione, in apparenza definitiva, la dottrina dell'uomo medio ha avuto un'accoglienza universale nella pratica scientifica, e ha offerto un mezzo prezioso per indagare, mediante l'uso delle medie, i caratteri delle popolazioni e per confrontare fra loro i gruppi umani diversi, a ciascuna età.

Panorama dei mutamenti di statura nei secoli

La statura umana è mutata nel corso dell'evoluzione. I maschi adulti di Australopithecus afarensis e di Homo habilis erano alti fra i 120 cm e i 140 cm, mentre l'Homo erectus poteva raggiungere 179 cm e l'Homo ergaster, vissuto circa 1,7 milioni di anni fa, superare 190 cm, cioè l'altezza di alcuni odierni abitanti dei Paesi Bassi e delle Alpi Dinariche.

Il grafico mostra la variazione nei secoli della statura ("height development") media umana (femminile e maschile) dal primo al XVIII secolo.
Variazione della statura umana a partire dall'alto Paleolitico nell'area del Mediterraneo orientale sul lungo periodo, fino ai nati nel 1996.

Fino alla seconda metà del XX secolo, le razze mediamente più alte del mondo erano considerate i Tutsi (altrimenti detti Batutsi, Watutsi o Watussi), pastori del Ruanda e del Burundi nell'Africa centrale, e i Nuer, della regione del Nilo Bianco del Sudan, i cui maschi avevano un'altezza media superiore a 180 cm, raggiungendo un picco di 230 cm nel 1965. Nel mese di maggio dello stesso anno, venne riferito che gli indiani Crahiacoro, della regione di confine degli stati del Mato Grosso e del Pará in Brasile fossero eccezionalmente alti, con una media superiore a 183 cm. Anche all'epoca il popolo europeo più alto era quello dei Montenegrini, i cui maschi erano alti mediamente 178 cm.

Sempre nella seconda metà del XX secolo, la razza dalle stature mediamente meno elevate al mondo era considerata quella della tribù Onge, della quale sopravvivono, nelle isole Andamane, nell'Oceano Indiano, meno di 500 individui, pochi dei quali superano 137 cm. I pigmei di statura meno elevata, viventi nelle foreste vicino al fiume Ituri nel Congo (Kinshasa) erano considerati i Bambuti, con un'altezza media di 142 cm per gli uomini e 132 cm per le donne; ma alcuni gruppi di questa tribù non superavano la media di 130 cm nell'uomo e 124 cm nella donna. Infine, gli europei più bassi - non tenendo conto degli abitanti delle colline del Limousin in Francia, particolarmente povere di minerali - erano considerati gli abitanti dell'Italia meridionale, alti mediamente meno di 158 cm.

La statura umana media non è stata, contrariamente al pensiero corrivo, in progressiva e costante ascesa: come si può notare dal grafico, da un picco superiore a 172 cm nel VI secolo, si è scesi a poco più di 169 cm nel XIII, con un ulteriore calo nel XVII e una progressiva risalita nel XVIII.

È a partire dall'epoca moderna, ovvero nel corso del XVIII e XIX secolo e soprattutto nel XX secolo, che si è assistito a un progressivo ritorno all'aumento del valore medio: grazie allo sviluppo economico, a fattori particolarmente eugenetici, all'attento trattamento dei bambini, alla vita sportiva.

Studi statistici recenti

In base a uno studio condotto dall'Imperial College di Londra del 2016 sono stati analizzati i mutamenti della statura adulta media mondiale nell'arco di un secolo: a partire dai nati nel 1896 fino ai nati nel 1996, vale a dire coloro i quali avevano 18 anni nel 2014. Quella maschile, dal 1896, ha avuto un incremento - allorché si collocava fra 160 cm e 165 cm - raggiungendo un picco superiore a 170 cm nel 1980 e una leggera flessione negli anni successivi. Quella femminile, che si collocava nel 1896 al di sotto di 155 cm di media, è cresciuta toccando una media di 160 cm nel corso del decennio dagli anni Sessanta agli anni Settanta del XX secolo, subendo una lieve flessione negli anni successivi.

La statura nello sport

La statura può assumere un ruolo determinante nella pratica di alcune discipline sportive come pallacanestro e pallavolo in cui gli atleti sono in genere, anche se non sempre, di alta statura.

In discipline come la ginnastica sono invece favoriti atleti di bassa o medio-bassa statura.

Anche campioni di Formula 1 hanno spesso statura inferiore a 170 cm.

Nel rugby, statura e costituzione fisica considerati variano a seconda dei ruoli: tradizionalmente gli atleti più alti sono i piloni, i tre-quarti e le seconde e terze linee. È comunque da osservare che in una squadra di rugby la diversità fisica interessa altezze che vanno da 170 cm fino ai 200 cm, il che contribuisce a identificare tale sport come accessibile a molti. Per quanto concerne il tennis, negli ultimi decenni si è assistito a un aumento della statura media dei migliori giocatori a livello mondiale.

Nel pugilato, a parità di peso, una maggiore altezza costituisce un vantaggio nella lunga distanza ma un possibile svantaggio negli scontri ravvicinati: per i pugili più bassi o brevilinei una minore lunghezza delle braccia e, di conseguenza, un minore allungo possono rappresentare un vantaggio nel corpo a corpo.

Nel calcio pur non esistendo precise norme in merito, si ritene però tradizionalmente che il portiere debba avere una statura maggiore rispetto ai compagni di squadra, onde sfruttare al massimo l'elevazione e la lunghezza delle braccia. Uno studio dell'Università del Queensland, diretto dal dottor Robbie Wilson e presentato alla riunione della Società di biologia sperimentale inglese svoltasi sul finire di giugno a Glasgow nel 2010, illustrava che tra talento calcistico e altezza non ci sarebbe alcuna correlazione.

Discriminazioni legate alla statura

Secondo alcuni studi, è stato osservato che bambini di bassa statura tendono a subire atteggiamenti discriminatori fin dall'età adolescenziale all'interno del contesto sociale in cui sono inseriti.

Nel 2019, la Cassazione si è espressa a sfavore della discriminazione legata a una statura minima nell'assunzione di donne nell'ambito delle mansioni di capotreno, stabilendo che costituisce "discriminazione indiretta" il limite staturale di 160 cm prescritto da Trenitalia, nell'assunzione di personale con qualifica di Capo Servizio Treno. Tale limite, infatti, non risultava oggettivamente giustificato né comprovato rispetto alle mansioni previste. La sentenza ha rappresentato un importante passo avanti contro la generale discriminazione legata alla statura che talora penalizza le donne italiane nell'ambito dell'assunzione lavorativa.

Dal 2015 anche nell'esercito, nella polizia e nei carabinieri italiani la discriminazione legata ai limiti d'altezza è stata abrogata con una modifica dell'articolo 635 del Codice dell'Ordinamento militare: i limiti staturali, prima fissati a 165 cm per gli uomini e 161 cm per le donne (forze armate e polizia), a 170 cm per gli uomini e 165 cm per le donne ufficiali carabinieri e non superiore ai 190 cm per la marina, sono stati eliminati.

Elemento che contraddistingue in modo determinante il corpo umano, la statura è da sempre oggetto d'interesse per quanto riguarda i record che possano verificarsi in particolari soggetti, tanto nella sua estensione in alto quanto in quella in basso. Il libro del Guinness dei primati dedica fin dalle sue prime edizioni una sezione dedicata agli uomini o alle donne più alti o più bassi del mondo.

Bibliografia

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