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Zona riparia

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Una fascia ripariale ben conservata su un tributario del lago Erie.

Una zona riparia, zona ripariale, fascia riparia o fascia ripariale è l'interfaccia tra la terra e un corso d'acqua che scorre in superficie. Le comunità vegetali lungo i bordi del fiume sono chiamate vegetazione riparia, caratterizzata da piante idrofile. Le zone ripariali rivestono un importante significato nella selvicoltura, nell'ecologia, nella gestione ambientale e nell'ingegneria civile a causa del loro ruolo nella conservazione del suolo, della loro biodiversità e dell'influenza che hanno sugli ecosistemi acquatici. Le zone ripariali esistono in molte forme, comprese la prateria, il terreno boscoso, la zona umida o perfino quella non vegetativa. In alcune regioni per caratterizzare una zona ripariale si usano i termini "prateria ripariale" (riparian woodland), "foresta ripariale" (riparian forest), "zona tampone ripariale" (riparian buffer zone) o "fascia ripariale" (riparian strip). La parola «riparia» deriva dal latino ripa, che significa «riva, sponda».

Le zone ripariali possono essere naturali o progettate per la stabilizzazione o il ripristino dei suoli. Queste zone sono importanti biofiltri naturali, che proteggono gli ambienti acquatici dall'eccessiva sedimentazione, dal ruscellamento contaminato e dall'erosione. Esse forniscono riparo e cibo per molti animali acquatici, nonché ombra che è una parte importante della regolazione della temperatura dei corsi d'acqua. Quando le zone ripariali sono danneggiate dalla costruzione edilizia, dall'agricoltura o dalla silvicoltura, può avere luogo la riparazione biologica, di solito attraverso l'intervento umano nel controllo dell'erosione e nella rivegetazione. Se l'area adiacente a un corso d'acqua ha l'acqua stagnante o il suolo saturato per la durata di una stagione, viene normalmente denominata zona umida per via delle caratteristiche idriche del proprio suolo. A causa del loro importante ruolo nel sostegno alla diversità delle specie, le zone ripariali sono spesso oggetto di protezione a livello nazionale nell'ambito di un piano di azione per la biodiversità (Biodiversity Action Plan).

Le ricerche mostrano che le zone ripariali sono strumentali al miglioramento della qualità dell'acqua sia per il ruscellamento che lo scorrimento delle acque in corsi attraverso il sottosuolo o il flusso delle falde acquifere. In particolare in questa zona tampone è importante l'attenuazione dei nitrati o denitrificazione dal fertilizzante. Le zone ripariali possono infatti svolgere un ruolo nell'abbassare la contaminazione da nitrati nel ruscellamento dai campi agricoli, ruscellamento che altrimenti danneggerebbe gli ecosistemi e la salute umana. L'uso delle zone ripariali nelle zone umide mostra un tasso particolarmente elevato di rimozione di nitrati che penetrano in un corso d'acqua, e trova pertanto posto nella gestione agricola.

Ruoli e funzioni

Una zona ripariale schematica delle Everglades.

Alcune delle importanti funzioni svolte dalle zone ripariali sono:

  1. Dissipare l'energia dei corsi: le curve sinuose di un fiume, combinate con la vegetazione e i sistemi delle radici dissipano l'energia del corso, risultando nella minore erosione dei suoli e in una riduzione dei danni delle inondazioni.
  2. Intrappolare i sedimenti: ridurre la sospensione dei sedimenti crea meno acqua torbida, riempie i suoli e costruisce le rive dei corsi.
  3. Filtrare gli inquinanti dal ruscellamento e accrescere la qualità dell'acqua attraverso la biofiltrazione.
  4. Fornire habitat alla flora e alla fauna selvatiche, aumentare la biodiversità e il foraggio per la fauna selvatica e per il bestiame.
  5. Fornire corridoi alla flora e fauna selvatiche: consentire agli organismi acquatici e ripariali di muoversi lungo i sistemi fluviali evitando le comunità isolate.
  6. Fornire irrigazione al paesaggio originario estendendo i flussi di acqua stagionali o perenni.

Ruolo nell'industria del legname

La protezione delle zone ripariali viene spesso presa in considerazione nelle attività dell'industria del legname. Il suolo intatto, la copertura del suolo e la vegetazione forniscono ombra, lettiere di foglie, materiale legnoso, e riducono l'ampiezza del suolo eroso dall'area coltivata. Fattori come i tipi di suolo e le strutture delle radici, le condizioni climatiche e la copertura vegetativa sopra il terreno influiscono sull'efficacia del tamponamento ripariale.

Vegetazione

L'assortimento degli alberi nelle zone ripariali varia da quelli delle zone umide ed è composto tipicamente da piante che sono o piante acquatiche emergenti, o erbe, alberi e arbusti che si sviluppano in prossimità dell'acqua.

Stati Uniti

Gli alberi tipici delle zone ripariali degli Stati Uniti orientali includono:

Negli Stati Uniti occidentali la vegetazione ripariale può comprendere salici rossi, giunchi, erbe, carici e wingstem. In Asia ci sono tipi diversi di vegetazione ripariale, ma le interazioni tra idrologia ed ecologia sono simili.

Europa

In Europa e in Italia la vegetazione ripariale in linea di massima comprende gli stessi generi di piante che si trovano in Nord America. Una tipica zona ripariale italiana peninsulare comprende:

Protezione delle zone ripariali

La necessità, sempre più avvertita a livello internazionale, di tutelare le zone ripariali o zone umide, soprattutto in ragione della loro straordinaria importanza dal punto di vista della diversità biologica, fu sancita per la prima volta dalla Convenzione relativa alle Zone Umide di importanza internazionale, che fu firmata nel 1971 a Ramsar (in Iran) da più di cento paesi e che individua oltre 900 zone umide in tutto il mondo. In Italia, tra i 46 siti inseriti all'interno della Convenzione di Ramsar, sono da ricordare: la Laguna di Marano, Valle Averto nella Laguna di Venezia, le Valli di Comacchio, Orbetello, Burano, e la Diaccia Botrona in Toscana, i laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo, le saline di Margherita di Savoia in Puglia e gli stagni sardi di Santa Gilla, Molentargius, S'Ena Arrubia, Cabras, e Mistras.

Bibliografia

  • Nakasone, H., Kuroda, H., Kato, T. and Tabuchi, T. (2003). Nitrogen removal from water containing high nitrate nitrogen in a paddy field (wetland). Water Science and Technology, vol. 48, no. 10, pp. 209–216.
  • Mengis, M., Schiff, S.L., Harris, M., English, M.C., Aravena, R., Elgood, R.J., and MacLean, A. (1999). Multiple geochemical and isotopic approaches for assessing ground water NO3 elimination in a riparian zone. Ground Water, 37, 448-457.
  • Parkyn, Stephanie. (2004). Review of Riparian Buffer Zone Effectiveness. Ministry of Agriculture and Forestry (New Zealand), www.maf.govt.nz/publications.
  • Tang, Changyuan; Azuma, Kazuaki; Iwami, Yoshifumi; Ohji, Baku; Sakura, Yasuo. (2004). Nitrate behaviour in the groundwater of a headwater wetland, Chiba, Japan. Hydrological Processes, vol. 18, no. 16, pp. 3159–3168.

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