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Albendazolo

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Albendazolo
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolare C12H15N3O2S
Massa molecolare (u) 265.333 g/mol
Numero CAS 54965-21-8
Numero EINECS 259-414-7
Codice ATC P02CA03
PubChem 2082
DrugBank DB00518
SMILES
CCCSC1=CC2=C(C=C1)N=C(N2)NC(=O)OC
Dati farmacologici
Modalità di
somministrazione
Orale
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
tossico a lungo termine
attenzione
Frasi H 361 - 373
Consigli P 281

L'albendazolo è un principio attivo che viene utilizzato per il trattamento di varie parassitosi. In combinazione con interventi chirurgici è efficace nel trattamento di cisti causate da Echinococcus granulosus. Viene somministrato per via orale nel trattamento della giardiasi, tricocefalosi, filariasi, neurocisticercosi, idatidosi, ossiuriasi, e ascaridiasi, e tante altre.

È un agente antielmintico ad ampio spettro di tipo benzimidazolico.

Gli effetti indesiderati più comuni comprendono nausea, dolori addominali e mal di testa. Tra effetti collaterali più gravi spiccano la soppressione del midollo osseo, che di solito migliora con l'interruzione del trattamento, e l'infiammazione del fegato dei pazienti con simili problemi precedenti. Può causare danni se assunto da donne in gravidanza.

L'albendazolo è stato sviluppato per la prima volta nel 1975. È incluso nell'elenco dei farmaci essenziali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Usi

È un antiparassitario

Vermi piatti

Nematodi

  • Ascaridiasi, che può essere curata con una singola dose di albendazolo.
  • Bailisascariasi, causata dal nematode dei procioni. Viene usato insieme ai corticosteroidi in caso di infezioni oculari e del sistema nervoso centrale.
  • Enterobiasi
  • Filariosi, dal momento che la disintegrazione della larva può causare una reazione allergica, vengono aggiunti al trattamento antistaminici o corticosteroidi. Nei casi di filariosi linfatica (elefantiasi) causata da Wuchereria bancrofti o Brugia malayi, l'albendazolo viene somministrato con la ivermectina o la dietilcarbamazina per sopprimere la microfilaremia.
  • Gnatostomiasi causa dallo Gnathostoma spinigerum. In questi casi l'albendazolo ha un'efficacia simile all'ivermectina, sebbene debba essere somministrato per 21 giorni anziché per i 2 giorni necessari per l'ivermectina.
  • Infezioni da anchilostoma, comprese quelle causate da anchilostomi del genere Ancylostoma. Una singola dose di albendazolo è sufficiente per trattare le infestazioni intestinali di Ancylostoma duodenale o Necator americanus.
  • Capillariasi intestinale, come alternativa al mebendazolo.
  • Mansonelliasi causata da Mansonella Perstans. L'albendazolo agisce contro i vermi adulti, ma non contro le microfilarie più giovani.
  • Esofagostomumosi, causata da Oesophagostomum bifurcum.
  • Strongiloidosi, come alternativa all'ivermectina o tiabendazolo. L'Albendazolo può essere somministrato con dietilcarbamazina per abbassare i livelli DI microfilaremia.
  • Toxocariasi, causata dal Toxocara canis o Toxocara catis, con l'ausilio di corticosteroidi nei casi più gravi.
  • Trichinellosi, causata da Trichinella spiralis o Trichinella pseudospiralis. L'albendazolo ha un'efficacia simile al tiabendazolo, ma meno effetti collaterali. Funziona meglio se somministrato precocemente, agendo sui vermi adulti nell'intestino prima che generino larve che possano penetrare nei muscoli e causare un'infezione più diffusa. Si somministrano anche corticosteroidi per prevenire l'infiammazione causata dalla morte delle larve.
  • Trichostrongiliasi, come alternativa al pirantel. Una singola dose è sufficiente per il trattamento.
  • Tricocefalosi, a volte considerata un'alternativa al mebendazolo e talvolta considerata farmaco di prima scelta. È necessaria solo una singola dose di albendazolo. Può essere somministrato con l'ivermectina.

Altri

Controindicazioni

Occorre controllare la funzionalità epatica durante il lungo periodo in cui viene somministrato il farmaco.

Gravidanza

L'albendazolo è controindicato nel primo trimestre di gravidanza e dovrebbe essere evitato fino a un mese prima del concepimento. Studi su ratti e conigli gravidi hanno dimostrato che l'albendazolo è teratogeno, ma sembra sicuro negli esseri umani durante il secondo e il terzo trimestre. Può causare eczema infantile se somministrato durante la gravidanza. Nelle donne gravide, l'uso di albendazolo ha portato a neonati con peso ridotto e palatoschisi. Negli uccelli abbassa i tassi di deposizione delle uova e schiusa.

L'albendazolo sulfosidico viene secreto nel latte materno, sebbene l'assorbimento per via orale non sia tale da rendere probabile l'effetto sui lattanti.

Effetti indesiderati

Fra gli effetti collaterali più frequenti si riscontrano alopecia, febbre, vertigini, vomito, cefalea, nausea.

Bibliografia

  • British national formulary, Guida all’uso dei farmaci 4 edizione, Lavis, agenzia italiana del farmaco, 2007.

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