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Followership

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Followership è un termine tecnico, utilizzato soprattutto dagli studiosi di leadership in ambito organizzativo. È una parola inglese che non ha un esatto corrispettivo in italiano. Deriva dal termine follower, che a sua volta deriva dal verbo to follow, che significa seguire: il follower è colui che segue, cioè che prende strade aperte da altri, sia in senso reale che metaforico. La followership è dunque l'atteggiamento che denota fedeltà, anche condizionata, ad un leader.

Rilevanza del costrutto

Sebbene non tutti gli autori siano concordi sul fatto che questo costrutto sia utile, il concetto sta acquisendo crescente notorietà; la sua diffusione è legata all'articolo di Robert Kelley “In praise of followers”, pubblicato nel 1988 sull'Harvard Business Review e al libro di Ira Chaleff “The Courageous Follower” del 1995. L'interesse per la followership deriva da uno spostamento dell'attenzione, proposto da alcuni studiosi di leadership, dalla figura del leader a quella del follower. Secondo Carsten l'essenza della followership non sta nell'occuparsi delle azioni dei follower in generale, ma nell'occuparsi di ciò che i follower fanno in relazione ai propri leader. In questa accezione, i comportamenti di followership non riguardano tutto ciò che i follower fanno (per esempio come gestiscono il proprio lavoro o le relazioni con i propri colleghi), ma riguardano specificamente i comportamenti nei confronti dei leader, ad esempio “il modo in cui i follower assumono responsabilità nei confronti del proprio leader, come comunicano con il leader, come affrontano problemi in relazione al leader”. Gestire il rapporto con il proprio leader significa fornirgli supporto e sostenerne le decisioni, ma non significa essere un subalterno: “un follower condivide con il leader l'obiettivo comune, crede in ciò che l'organizzazione persegue, desidera il successo del leader e dell'organizzazione e opera con determinazione affinché tale successo diventi realtà”. La followership quindi non coincide con la subordinazione. La subordinazione è solo uno degli elementi della followership che indica che la relazione con il leader non è paritaria, ma sussiste uno squilibrio di forze. Oltre alla subordinazione la followership è basata sull'azione finalizzata a un obiettivo comune. L'azione non coincide con la mera esecuzione di una disposizione, non significa cioè obbedienza passiva o conformismo. Il follower è responsabile insieme al leader del conseguimento della finalità comune e la followership è efficace quando è basata sulla capacità del follower di proporre un pensiero indipendente e critico, di ricondurre la situazione reale ai propri riferimenti professionali ed etici per esprimere una valutazione consapevole e agire con integrità, di arrivare a sfidare il proprio leader quando le azioni intraprese non siano in linea con gli obiettivi organizzativi o con le proprie convinzioni etiche, giungendo anche a separarsi dal leader quando le sue azioni siano di ostacolo al conseguimento delle finalità dell'organizzazione o di norme etiche


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