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Hej, Slováci

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Hej, Slaveni
Hej, Sloveni
Hej, Slovani
Ej, Sloveni
inno nazionale jugoslavo e serbo-montenegrino
Dati generali
Nazione Jugoslavia Jugoslavia
Adozione 1943 de facto
1988 de iure
Dismissione 2003 (Repubblica Federale di Jugoslavia)
Lingue slovacco
ceco
polacco
sloveno
croato
serbo
montenegrino
bosniaco
bulgaro
russo
Adozione in altri paesi
Serbia e Montenegro Serbia e Montenegro dal 2003 al 2006
Componimento poetico
Testo in slovacco
Titolo (SK) Hej, Slováci
Autore Samuel Tomášik
Epoca 1834
Altri testi
vedi sezione
Composizione musicale
Titolo Mazurek Dąbrowskiego
Autore Józef Wybicki o Michał Ogiński
Epoca 1797
Audio
(info file)
Samuel Tomášik

Hej, Slaveni (Ehi, Slavi) fu l'inno nazionale di due Stati ormai disciolti: la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, e la Repubblica Federale di Jugoslavia che successivamente prese la denominazione di Unione Statale di Serbia e Montenegro.

L'inno assume diversi nomi a seconda delle lingue: Hej, Slováci in slovacco, Hej, Slované in ceco, Hej, Sloveni/Хеј Словени in serbo e in montenegrino, Еј, Словени in macedone, Hej, Slaveni in croato e in bosniaco, Hej, Slovani in sloveno Hej, Słowianie in polacco, Хей, Славяни in bulgaro e Gej, Slavjane/Гей, Cлавяне in russo.

La melodia dell'inno si basa sulla Mazurek Dąbrowskiego, inno nazionale polacco ufficialmente in uso dal 1926, ma è decisamente più lenta ed accentuata.

Ehi, Slovacchi

L'inno fu scritto nel 1834 dal sacerdote e storico slovacco Samuel Tomášik durante una visita a Praga. Durante il suo soggiorno praghese, egli rimase sconcertato poiché notò che la maggior parte della gente parlava più tedesco che ceco. Nel suo diario scrisse:

"Se madre Praga, la perla del mondo slavo occidentale, si deve perdere in un mare tedesco, che cosa aspetta la mia cara madrepatria Slovacchia, che guarda a Praga per il suo nutrimento spirituale? Gravato da quel pensiero, ricordai l'antica canzone polacca Jeszcze Polska nie zginęła (La Polonia non è ancora morta). Quella melodia familiare fece uscire dal mio cuore un ardito Hej, Slovaci, ešte naša slovenska reč žije (Ehi, Slovacchi, la nostra lingua slovacca vive ancora)...Corsi nella mia stanza, accesi una candela e nel mio diario scrissi a matita tre versi. La canzone fu finita in un momento." (Diario di Samuel Tomášik, domenica 2 novembre 1834)

Inno panslavo

Samuel Tomášik alterò presto le parole in modo da includere tutti gli slavi. Conseguentemente Ehi, Slovacchi prese la denominazione di Ehi, Slavi e diventò una canzone intrisa di nazionalismo slavo e di sentimenti panslavi che invitavano all'unità, specialmente per le popolazioni slave dell'Austria-Ungheria. Il testo fu stampato su riviste e calendari e fu intonato durante congressi politici, diventando così l'inno non ufficiale del movimento panslavo. La sua popolarità crebbe ulteriormente quando fu adottato quale inno ufficiale del Sokol (Falco), un movimento di educazione fisica basato su ideali panslavi che fu attivo nell'Impero austro-ungarico. Nel 1906 l'erezione a Lubiana del monumento a France Prešeren, il più grande poeta sloveno, fu celebrata da una folla che cantava Ehi, Slavi. Durante la prima guerra mondiale veniva intonato dai soldati slavi che combattevano su fronti contrapposti (sloveni, croati, serbi di Croazia e bosgnacchi con l'Austria-Ungheria, serbi e montenegrini con la Triplice Intesa) per evitare spargimenti di sangue e comunicare comuni sentimenti di fratellanza e di unità fra i popoli slavi. Molti croati, serbi e sloveni, membri del Sokol ed arruolati nell'esercito imperiale austro-ungarico, si arresero volontariamente ai militari serbi e russi e spesso passarono dalla parte opposta. Tramite loro, la canzone si propagò lungo i Balcani e la Russia e rimase popolare nel periodo di guerra.

Inno slovacco

In Slovacchia, la canzone Hej, Slováci (Ehi, Slovacchi) divenne l'inno non ufficiale. Sebbene Nad Tatrou sa blýska sia diventato ufficialmente l'inno nazionale slovacco (prima in Cecoslovacchia e poi dopo l'indipendenza), Ehi, Slovacchi ha continuato ad essere considerato quale un secondo inno nazionale. Falsità storica è quella secondo la quale Ehi, Slovacchi fu l'inno nazionale slovacco durante la seconda guerra mondiale. È però riconosciuto come inno degli slovacchi all'estero.

Inno jugoslavo

La prima comparsa di Ehi, Slavi nel territorio dell'ex Jugoslavia fu ai tempi del movimento illirico. Dragutin Rakovać tradusse la canzone e la chiamò Hej, Iliri (Ehi, Illiri). In Jugoslavia, fino alla seconda guerra mondiale, la canzone non subì particolari cambiamenti se non che Ehi, Illiri divenne Ehi, Slavi. Nel 1945, dopo la fine della seconda guerra mondiale l'inno monarchico jugoslavo venne abolito, ma non venne scelta ufficialmente nessun'altra melodia. Furono proposte diverse soluzioni più propriamente jugoslave e non vagamente panslave, ma nessuna aveva la popolarità di Ehi, Slavi. Abbandonata progressivamente la scelta di un'alternativa, Ehi, Slavi divenne ufficialmente l'inno nazionale jugoslavo nel 1977. Fu utilizzato dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e successivamente dalla Repubblica Federale di Jugoslavia.

Inno serbo-montenegrino

Nel 2003, anno di scioglimento della Repubblica Federale di Jugoslavia e della nascita della nuova Unione Statale di Serbia e Montenegro, venne proposto di sostituire Ehi, Slavi con un inno ibrido formato dall'unificazione di parte dell'inno serbo Bože Pravde (Dio della Giustizia) con parte dell'inno montenegrino Oj, svijetla majska zoro (Oh, brillante alba di maggio). Tuttavia questa proposta non fu accolta per l'opposizione mostrata dal Partito Popolare Socialista del Montenegro nonché dai vertici della Chiesa ortodossa serba.

L'inno attualmente

Dopo lo scioglimento dell'Unione Statale di Serbia e Montenegro, Ehi, Slavi non è più stato adottato da alcuno Stato sovrano. Rimane tuttavia un inno comune a tutti gli slavi (specialmente agli slovacchi). Il gruppo musicale sloveno Hervardi ha registrato una esecuzione moderna di Ehi, Slavi che però ha intitolato Hej Slovenci! (Ehi Sloveni!).

Parole

Il testo originale dell'inno nelle varie lingue è:

Serbo (cirillico)

Хеј Словени, јоште живи
Дух наших дедова
Док за народ срце бије
Њихових синова.

Живи, живи дух словенски
Живеће веков'ма
Залуд прети понор пакла,
Залуд ватра грома.

Нек' се сада и над нама
Буром све разнесе
Стена пуца, дуб се лама,
Земља нек' се тресе.

Ми стојимо постојано
Кано клисурине,
Проклет био издајица
Своје домовине!

Serbo (latino)

Hej Sloveni, jošte živi
Duh naših dedova
Dok za narod srce bije
Njihovih sinova

Živi, živi duh slovenski
Živet će vekov'ma
Zalud preti ponor pakla
Zalud vatra groma

Nek se sada i nad nama
Burom sve raznese
Stena puca, dub se lama
Zemlja nek se trese

Mi stojimo postojano
Kano klisurine
Proklet bio izdajica
Svoje domovine!

Sloveno (versione pre-jugoslava)

Hej Slovani, naša reč
slovanska živo klije,
Dokler naše verno srce
za naš narod bije.

Živi, živi, duh slovanski,
bodi živ na veke!
Grom in peklo, prazne vaše,
proti nam so steke.

Bog pa gromo-vladni nam
podal je dar jezika,
Da pa nihče na tem svetu,
nič nam ne podtika,

Bo naj kolikor ljudi, tolikanj
Čertov na sveti,
Bog je z nami, kdor prot' nam, ga
če Belin podreti.

Naj tedaj nad nami
strašna burja naj se znese,
Skala poka, dob se lomi,
zemlja naj se trese.

Bratje! Mi stojimo trdno,
kakor zidi grada;
Črna zemlja naj pogrezne
tega kdor odpada!

Croato

Hej Slaveni, jošte živi
Duh naših djedova
Dok za narod srce bije
Njihovih sinova

Živi, živi duh slavenski
Živjet ćeš vjekov'ma
Zalud prijeti ponor pakla
Zalud vatra groma

Nek se sada i nad nama
Burom sve raznese
Stijena puca, dub se lama
Zemlja nek se trese

Mi stojimo postojano
Kano klisurine
Proklet bio izdajica
Svoje domovine!

Sloveno

Hej Slovani, naša reč
slovanska živo klije
dokler naše verno srce
za naš narod bije

Živi, živi, duh slovanski,
bodi živ na veke,
grom in peklo, prazne vaše
proti nam so steke

Naj tedaj nad nami
strašna burja se le znese,
skala poka, dob se lomi,
zemlja naj se strese

Bratje, mi stojimo trdno
kakor zidi grada,
črna zemlja naj pogrezne
tega, kdor odpada!

Bulgaro

Хей славяни, все още жив е
духът на нашите предци.
Докато сърцето за народа бие
на техните следовници.

Жив е, жив е духът славянски
ще живее с векове.
Не ни плашат ни бездните адски,
нито огнените гръмове.

Нека сега и над нас
със буря всичко да се разнесе.
Скала се пука, дъбът се цепи,
земята нек се разтресе.

Ние стоим твърдо като крепост.
Проклет да е предателят
на своето отечество!

Russo

Гей славяне наше слово
песней вольной льется.
И не смолкнет, пока сердце
за народ свой бьется.

Дух славянский жив вовеки,
в нас он не угаснет.
Беснованье силы вражьей
против нас напрасно.

Нашу речь нам вверил Бог наш,
на то божья воля.
Кто заставит нашу песню
смолкнуть в нашем поле.

Против нас хоть мир весь с чертом,
восставай задорно.
С нами Бог наш, кто не с нами
тот падет позорно.

Macedone

Еј, Словени, жив е тука
зборот свет на родот
штом за народ срце чука
преку син во внукот!

Жив е вечно, жив е духот
словенски во слога.
Не нè плашат адски бездни
ниту громов оган!

Пустошејќи, нека бура
и над нас се втурне!
Пука даб и карпа сура,
тлото ќе се урне:

Стоиме на стамен-прагот
- клисури и бедем!
Проклет да е тој што предал
Родина на врагот!

Polacco

Hej Słowianie, jeszcze nasza
Słowian mowa żyje,
póki nasze wierne serce
za nasz naród bije.

Żyje, żyje duch słowiański,
i żyć będzie wiecznie,
Gromy, piekło - złości waszej
ujdziem my bezpiecznie!

Dar języka zwierzył nam Bóg,
Bóg nasz gromowładny,
Nie śmie nam go tedy wyrwać
na świecie człek żadny.

Ilu ludzi, tylu wrogów,
możem mieć na świecie,
Bóg jest z nami, kto nam wrogiem,
tego Piorun zmiecie!

I niechaj się ponad nami
groźna burza wzniesie,
skała pęka, dąb się łamie,
ziemia niech się trzęsie.

My stoimy stale, pewnie,
jako mury grodu.
Czarna ziemio, pochłoń tego,
kto zdrajcą narodu!

Traduzione in Italiano

Hei, Slavi! Vive ancora
la lingua dei nostri antenati,
[e vivrà] finché batte per il popolo il cuore
dei loro discendenti.

Vivi, vivi, anima slava,
vivi eternamente!
La minaccia del fuoco
contro di noi è inutile.

Queste parole ci ha riferito il Dio
così è la sua volontà,
chi costringe la nostra canzone
far silenzio in mezzo al prato,

rimaniamo in piedi, noi,
fermi come le torri.
Sian dannati della propria
Patria i traditori!

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