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Infanticidio femminile
L'infanticidio femminile (in arabo: ﻭأﺪ ﺍﻟﺒﻨﺎﺕ, waʿd al-banāt) si riferisce ad una pratica ora in declino ma ancora attuata in alcuni Stati (ad esempio in Cina e in India, di oscura origine e dagli imprecisati contorni religiosi o cultuali, presente ad esempio nella Penisola Araba in epoca preislamica.
Descrizione
In arabo, la pratica di sopprimere le bambine, non sempre in età infantile, e le modalità di esecuzione prevedevano il seppellimento non consenziente della vittima, cui veniva lasciata fuori dal terreno la sola testa per il breve periodo precedente la morte, verosimilmente abbastanza rapida, non tanto per inedia ma per il clima particolarmente severo della bādiya (caldo diurno e gelo notturno), senza tener contro dell'azione letale degli animali feroci alla continua ricerca di cibo.
Varie sono state le ipotesi sulla genesi di questo istituto, ma certamente esso non può essere riferito alle condizioni economiche, visto che al waʿd al-banāt ricorse anche il Sayyid ahl al-wabar, o capo dei beduini Banū Muqāʿis, Qays b. ʿĀṣim al-Minqarī, che parlò allo stesso Maometto del recente doloroso seppellimento della sua figliola adolescente, che si appellava in modo straziante al genitore che la stava abbandonando dopo averla sotterrata.
La condanna dell'Islam è in proposito netta, ed è sottolineata dall'avverbio "ignominiosamente" (hawnin) con cui detta pratica viene bollata e abolita dal Corano.
Bibliografia
Oltre ai lavori citati nel lemma, si possono vedere:
- (AR) Ibn Qutayba, ʿUyūn al-akhbār [Le fonti delle notizie], Beirut, Dār al-kutub al-ʿilmiyya, 1406/1986, III, p. 234
- (AR) Abū l-Faḍl Aḥmad b. Muḥammad al-Nīsābūrī al-Maydanī, Majmaʿ al-amthāl [Raccolta di proverbi], Būlāq (al-Qāhira), 1284 H., I, p. 373.