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Maschera di Ferro

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L'Homme au Masque de Fer (L'uomo dalla maschera di ferro)

La Maschera di Ferro (1638Parigi, 19 novembre 1703) fu un individuo la cui identità non è mai stata realmente accertata e del quale vi sono notizie storiche che dicono che fosse un prigioniero durante il regno di Luigi XIV di Francia.

Fra gli autori che si interessarono al suo caso vi furono Voltaire e soprattutto Alexandre Dumas padre, che ne fece un personaggio nel romanzo Il visconte di Bragelonne. A quell'episodio del romanzo di Dumas sono stati ispirati numerosi film, con differenti gradi di fedeltà.

Accenna alla Maschera di Ferro anche il Casanova nella sua opera biografica Storia della mia vita, nel Capitolo XXIV, ove afferma che il suo insegnante di francese, Crébillion, il vecchio che era stato Censore Regio, ricevette da Re Luigi XIV la confidenza che non era mai esistita alcuna maschera di ferro e che si trattava di una leggenda.

Si dice anche che si trattasse di un ministro del duca di Mantova, di nome Mattioli, che era contemporaneamente al servizio di Luigi XIV e l'avrebbe tradito.

La storia della Maschera di Ferro

Nel creare questo personaggio Dumas s'ispirò a ricerche effettuate da Voltaire che, imprigionato nel 1717 per breve tempo alla Bastiglia, venne a sapere da alcune guardie che alcuni anni prima vi era detenuto uno strano personaggio, detto "La Maschera di Ferro" poiché portava sempre sul volto una maschera di velluto nero, assicurata da cinghie metalliche, che ne rendeva invisibili le fattezze. Al personaggio, ormai palesemente anziano, veniva riservato un trattamento di favore: cibo scelto e abbondante, vestiti costosi, possibilità di tenere in cella libri e persino un liuto.

Bénigne Dauvergne de Saint-Mars, carceriere della Maschera di Ferro
La città di Pinerolo
Il Forte di Exilles
La prigione dell'Île Sainte-Marguerite

Appassionatosi al mistero e uscito di carcere, il filosofo francese compì varie ricerche scoprendo dal giornale del carcere che l'individuo che si celava dietro Maschera di Ferro era deceduto quasi all'improvviso nell'autunno del 1703 ed era stato seppellito nel Cimitero di Saint-Paul-des-Champs a Parigi con il nome (evidentemente fasullo) di Marchiergues o Marchioly. Governatore della Bastiglia era in quel momento, dal 18 settembre 1698, Bénigne Dauvergne de Saint-Mars, che assistette alle esequie. Il medico della Bastiglia affermò che l'uomo aveva circa sessant'anni, mentre sull'atto d'inumazione fu scritto che aveva quarantacinque anni.

In effetti sussistevano tracce piuttosto evidenti dell'esistenza dell'uomo: alla Bastiglia il misterioso personaggio era arrivato proprio nel 1698 dall'isola di Santa Margherita (la maggiore delle Isole di Lerino, al largo di Cannes), dove esiste una imponente fortezza, Fort Royal, accompagnato dal Saint-Mars, dopo una breve sosta al castello d'If. All'isola la Maschera di Ferro era giunta nel 1687, proveniente dal Forte di Exilles, nell'Alta Val di Susa, dove era stato trasferito nel 1681, seguendo con un altro detenuto proprio il Saint-Mars, che aveva fatto anche eseguire costosi lavori di adattamento dell'area dove doveva situarsi l'alloggio del prigioniero. Precedentemente il recluso mascherato fu detenuto per dodici anni nella fortezza di Pinerolo (allora governatore già da cinque anni della fortezza era proprio il Saint-Mars).

Le direttive sul trattamento da riservare alla Maschera di Ferro giungevano al Saint-Mars direttamente dal potente ministro francese della guerra, il marchese di Louvois: esiste infatti una lettera del ministro al governatore della fortezza di Pinerolo in cui si impartiscono severe istruzioni sul trattamento da riservare al detenuto mascherato. Al prigioniero veniva, come anche per la detenzione nella Bastiglia, riservato un trattamento speciale. Tuttavia gli era fatto divieto di parlare con chicchessia, escluso il confessore (ma solo in confessione), con l'ufficiale comandante della guardia quando doveva chiedere qualche cosa che riguardava la sua detenzione (altri argomenti di conversazione erano vietati) e con il medico quando si fosse ammalato. Inoltre poteva togliersi la maschera per mangiare e per dormire, ma in ogni caso la doveva indossare quando si trovava in presenza o in vista di qualunque altra persona. Gli erano consentite anche brevi passeggiate nel cortile della fortezza, sempre mascherato e sotto stretta sorveglianza delle guardie.

Questi sono i fatti più o meno ben documentati da lettere, registri e testimonianze raccolte presso gli ufficiali preposti alla sorveglianza e riportate da cronisti dell'epoca. Pare anche che vi fossero varie voci sull'identità del prigioniero, ora un conte o un duca francese, ora un eminente lord inglese o altri parenti di importanti nobili europei, ma mai confermate né plausibili a un esame più accurato: probabilmente le voci erano parte di un'azione di disinformazione.

Ci sono dei punti fermi in questa vicenda, che Voltaire riassunse:

  • il prigioniero sapeva qualcosa di estremamente grave, così grave che se si fosse saputo, avrebbe creato problemi in alto loco;
  • la sola vista del volto del prigioniero avrebbe creato negli astanti dubbi e sospetti, quindi era un volto noto;
  • la soluzione di far sparire con discrezione l'incomodo recluso (i veleni non mancavano all'epoca e il loro uso era piuttosto diffuso) non era evidentemente praticabile e l'unica spiegazione plausibile è che ostavano motivi di carattere politico o affettivo.

Ipotesi sull'identità

L'ipotesi di Voltaire e di Alexandre Dumas: il gemello o il fratellastro

Al termine delle sue ricerche Voltaire, benché non fosse in possesso di tutta la documentazione citata e disponibile in epoca moderna, conclude che doveva trattarsi del fratello gemello (o di un fratellastro) di Luigi XIV, la cui esistenza sarebbe stata occultata per evitare contestazioni sul diritto al trono del medesimo. Alexandre Dumas padre riprese questa tesi, romanzandola.

L'ipotesi avanzata da Voltaire ha tuttavia un punto debole: a quei tempi il parto di una regina era quasi una cerimonia pubblica, soggetta anch'essa, per quel che era possibile in un evento di questo tipo, al rigido protocollo di corte. Vi assistevano il medico di corte, una o più levatrici, il personale di servizio addetto alle varie incombenze per l'assistenza alla partoriente, dame di compagnia della regina, ufficiali di camera e altre ancora. La cronistoria dell'evento veniva poi riportata, seppur sinteticamente, sui registri di palazzo. È quindi estremamente improbabile che si sia potuta occultare la nascita di un gemello, così come sarebbe stato difficile alla regina nascondere una gravidanza clandestina.

Il figlio naturale del re

Un'altra identificazione è quella con Luigi di Borbone, conte di Vermandois, uno dei figli illegittimi di Luigi XIV.

L'ipotesi del padre naturale di Luigi XIV

È stata avanzata anche un'altra ipotesi, ossia che il misterioso prigioniero non fosse altri che il padre naturale di Luigi XIV. Per comprendere il motivo da cui trae origine questa teoria occorre ricordare che Luigi XIV nacque nel 1638, mentre il matrimonio fra Luigi XIII e Anna d'Austria risale al 1615: erano quindi trascorsi ventitré anni senza che la coppia avesse avuto figli. Dalle cronache di palazzo si evince come gli augusti coniugi dopo poco più di un lustro dal loro matrimonio non avessero più avuto rapporti intimi: nei palazzi reali gli appartamenti del re e della regina erano normalmente separati e ciascuno di essi era dotato di un corpo di servitori e guardie proprio. L'accesso a ciascun appartamento era rigidamente controllato dal protocollo e alla corte di Francia tutto veniva registrato, anche le visite che il re faceva alla regina nei suoi appartamenti, che in genere erano destinate all'assolvimento dei doveri coniugali.

Circolava anche voce che Luigi XIII fosse, o fosse diventato, impotente. Dopo ventidue anni di matrimonio senza figli aleggiava lo spettro dell'estinzione del ramo e della necessità, alla morte di Luigi XIII, di risalire "per li rami" per individuare l'avente diritto al trono. In quella situazione il successore legittimo sarebbe stato il fratello del re, Gastone (duca d'Orléans) che, oltre a essere considerato un inetto e per di più ribelle all'autorità regia, all'età di trent'anni era anche lui ancora privo di discendenti maschi, nonostante fosse già al secondo matrimonio: aveva infatti sposato la prima moglie, Maria di Borbone, duchessa di Montpensier, quando era solo diciottenne, e dalla donna aveva avuto una figlia. Morta la prima moglie nel 1626, aveva sposato sei anni dopo Margherita di Lorena-Vaudémont, dalla quale, al momento del concepimento di Luigi XIV, non aveva ancora avuto figli. Con Gastone d'Orléans vi erano serie probabilità che, oltre ai problemi che la sua inettitudine avrebbe causato, alla sua morte si avrebbe avuto lo stesso problema, con l'inconveniente supplementare che per trovare il legittimo aspirante al trono si sarebbe dovuti risalire oltre Enrico IV, in quanto tutti i discendenti successivi, esclusi Luigi XIII e Gastone d'Orléans, erano donne e la Francia seguiva rigidamente la legge salica.

Il pensiero aveva turbato non pochi sonni a Richelieu e al suo collaboratore e successore Mazzarino. L'idea quindi poteva essere stata quella di trovare un rampollo che fosse di discendenza dei Borboni (anche attraverso le numerose unioni illegittime, l'importante era che avesse sangue regale nelle vene), che fosse sano, giovane e robusto e si prestasse alla bisogna sostituendo nel talamo di Anna d'Austria il riluttante marito, dietro un compenso sufficientemente cospicuo da convincerlo a tenere in seguito la bocca cucita. Farlo entrare segretamente nelle camere della regina non era un problema (l'amante di una signora regale a quei tempi non era cosa anomala), così come non sarebbe stato un problema organizzare visite ufficiali del re alla consorte nei suoi appartamenti in modo che all'annuncio della gravidanza si potesse pensare che il re aveva fatto il suo dovere di marito e ne erano scaturiti i frutti, tutto purché naturalmente la regina e il re fossero d'accordo: la cosa non sarebbe stata moralmente molto ortodossa, ma la ragion di Stato era una divinità a cui Richelieu era devoto tanto quanto lo era al Padreterno.

Non è escluso che il facente funzione di marito si fosse successivamente montato la testa (forse dopo la morte della regina avvenuta nel 1666) e - vista la somiglianza con il figlio - avesse tentato di battere ancora cassa in cambio del silenzio, il che gli avrebbe procurato il soggiorno obbligato a vita con tanto di maschera. Se le cose fossero andate così, sarebbe stato certamente più semplice eliminare lo scomodo genitore, ma si trattava pur sempre del padre del re e quest'ultimo non avrebbe probabilmente gradito macchiarsi di un parricidio, almeno non prima di averle tentate tutte e comunque solo in caso di conclamato pericolo per la sua regalità. Le date non smentiscono questa versione anche se non ne aiutano l'accettazione: un giovane maschio è sessualmente attivo già a quindici anni, ma anche supposto che all'inizio del 1638, periodo del concepimento di Luigi XIV, il giovane avesse già diciotto anni, nel 1703, anno della sua morte, ne avrebbe avuti circa ottantatré, un'età piuttosto avanzata per quei tempi, ma non impossibile in quanto avrebbe vissuto una vita lontano da stress e pericoli. Un'altra cosa di cui tenere conto, seguendo quest'ipotesi, è che due anni dopo la nascita di Luigi XIV Anna d'Austria partorì nuovamente dando alla luce il secondo maschio, Filippo, duca d'Orléans (1640–1701).

I prigionieri della rocca di Pinerolo

La moderna storiografia, che è riuscita ad avere informazioni maggiori di quelle di Voltaire sul misterioso personaggio, lo identifica con uno dei sei prigionieri di Pinerolo che avrebbero seguito Saint-Mars nei suoi spostamenti. Essi sono: una spia di nome Dubreil, un gentiluomo di nome Eustache Dauger coinvolto in scandali sessuali a Parigi, un monaco, un domestico di nome La Riviere, il sovrintendente delle finanze Nicolas Fouquet e il conte italiano Ercole Antonio Mattioli. Uno di loro dovrebbe essere la Maschera di Ferro, anche se le date di morte sarebbero precedenti, indicando uno scambio di persona per confondere le acque. Lo stesso Saint-Mars avrebbe indicato in Dauger il prigioniero, come evidente depistaggio.Comunque la maggioranza degli storici contemporanei concentra le proprie ipotesi più verosimili sulle figure di Mattioli e Dauger.

Nicolas Fouquet

Fu candidato a dare un nome alla Maschera di Ferro Nicolas Fouquet, già ministro delle finanze di Luigi XIV, arrestato (1661) a Nantes e incarcerato alla Bastiglia con l'accusa (confermata poi da condanna al carcere a vita) di essere stato troppo ingordo nell'appropriarsi delle entrate demaniali, di cui lui stesso era il gestore, oltre che per la sfrontatezza, o dabbenaggine, di averne esibito i frutti con la costruzione della splendida residenza di campagna (villa principesca con numerosi giardini) a Vaux-le-Vicomte, alla cui inaugurazione sembra abbia invitato persino il principale derubato, ossia lo stesso Luigi XIV. Nel dicembre 1664 Fouquet, accompagnato da due servitori, fu condotto alla fortezza di Pinerolo sotto la sorveglianza di Saint-Mars, che doveva diventare il nuovo governatore della medesima, e lì risulta deceduto il 23 marzo 1680.

Oltre al fatto che un anno dopo la Maschera di Ferro fu condotto al Forte di Exilles, non si spiega il perché della maschera: vada per il divieto di parlare (un ex ministro delle finanze doveva essere a conoscenza di parecchie notizie riservate), ma il volto di Fouquet non era certo fra i più noti nella popolazione francese e comunque egli fu registrato nel carcere di Pinerolo con il suo vero nome.

Ercole Antonio Mattioli

Un altro personaggio ritenuto per un certo tempo la Maschera di Ferro fu un certo conte italiano Ercole Antonio Mattioli, già ministro del duca di Mantova Carlo III e poi informatore dei Savoia, ma anche del re di Francia (oltre che di quello di Spagna). Costui avrebbe fatto il doppio (o triplo) gioco al momento della tentata vendita di Casale e della sua fortezza al re di Francia. Nei primi mesi del 1678 il duca di Mantova, vistosi privare dalla Spagna del sussidio di 15.000 ducati annui, in precedenza concordato per il mantenimento di una guarnigione spagnola a Casale, prestò orecchio alle lusinghe di Luigi XIV, che proponeva l'acquisto della piazzaforte di quella città in cambio di 100.000 scudi. Mattioli era incaricato di seguire la pratica dell'acquisto, da fare in assoluta segretezza, ma riferì di nascosto l'accordo sia agli Spagnoli che ai Savoia, entrambi interessati a Casale. Scoperto da parte di Luigi XIV il doppio gioco, venne tratto in arresto dai francesi e incarcerato a Pinerolo nel 1679, dove venne registrato sotto il falso nome di Lestang. Quindi Mattioli fu trasferito direttamente alla fortezza dell'Île de Sainte Marguerite (senza passare dal Forte di Exilles) all'inizio del 1694, quando il governatore della fortezza era già da circa sette anni il Saint-Mars. Poco dopo morì di febbre. Valgono per il Mattioli considerazioni analoghe a quelle fatte per Fouquet.

C'è da dire che non vi è assoluta certezza sulla morte nel 1694, molti hanno ipotizzato che sia morto qualche anno più tardi e che Saint-Mars lo abbia scambiato con qualcuno dei suoi prigionieri. Mattioli era un diplomatico che conosceva di certo segreti della corona spagnola e francese, oltre a informazioni confidenziali, quindi poteva risultare utile da vivo, se avesse potuto parlare esclusivamente con il carceriere del re di Francia. Tuttavia era anche stato, nonostante lo status diplomatico, arrestato illegalmente e difatti registrato sotto falso nome, in spregio al rispetto della territorialità dei Savoia. Quindi è possibile che Saint-Mars, con l'appoggio del re Luigi XIV, avesse escogitato il sistema della maschera per evitare contestazioni e incidenti diplomatici tra Francia e Spagna (oltre che con i Savoia e i Gonzaga, che erano imparentati con gli Asburgo d'Austria), soprattutto al responsabile di tutto, il ministro dell'esercito Louvois.

Quando al nuovo re Luigi XV venne finalmente svelato il segreto della Maschera di Ferro dal reggente Filippo d'Orleans, si dice abbia esclamato: «Bene, se per caso è ancora vivo, desidero dargli la libertà»; quando invece il duca de Choiseul lo aveva interrogato a proposito del misterioso prigioniero egli si era rifiutato di parlare, salvo dire: «Sappia, duca, che tutte le congetture fatte fino ad ora sono tutte false illazioni». Poi aveva aggiunto un ultimo pensiero: «Se conosceste ogni cosa in merito, vi rendereste conto di quanto poco importante sia questa faccenda», smentendo le ipotesi più fantasiose. I nomi dati al prigioniero erano diversi, tra cui Filbert Gesnon, ma soprattutto, con alcune varianti (Marchiergues, de Marchiel, Marchiolly), "monsieur Marchioly", nome che fu inciso sulla tomba nel cimitero della Bastiglia e scritto nell'atto di morte e di inumazione. Il nome e la sua pronuncia francese del cognome "Mattioli" (Mattiolì), ricordano molto quella di "Marchioly" (Marchiolì). Molti anni dopo la morte del prigioniero Madame de Pompadour, la favorita di Luigi XV, dopo aver letto la storia nel libro di Voltaire domandò al sovrano, in via strettamente personale, chi fosse davvero l'uomo. Il re, che non considerava la faccenda poi così importante, avrebbe affermato che "era un ministro di un principe italiano", confermando, se così avvenne davvero, l'identificazione di Mattioli con la Maschera di Ferro. Anche Luigi XVI, che invece non conosceva l'identità della maschera, data la mancanza di documenti, fece delle ricerche per soddisfare la curiosità di Maria Antonietta e interrogando uno dei suoi ministri più anziani, Maurepas, ebbe la risposta che la Maschera di Ferro era «... un prigioniero molto pericoloso, a causa della sua intelligenza intrigante e che era legato al duca di Mantova».

Gioca a sfavore di questa ipotesi, il fatto che già nel 1682 il duca di Mantova era stato informato dell'arresto di Mattioli. Il segreto non aveva ragione di essere mantenuto e il prigioniero è stato anche designato con il suo vero nome nella corrispondenza di Louvois e Saint-Mars. Mattioli, almeno secondo i documenti, non ha seguito Saint-Mars a Exilles nel 1681, ma è rimasto a Pinerolo fino all'aprile del 1694, quando fu trasferito a Sainte-Marguerite dopo la cessione di Pinerolo ai Savoia. Ciò è dimostrato da una lettera di Saint-Mars all'abate d'Estrades del 25 giugno 1681 («Mattioli sta qui con altri due prigionieri») e diverse lettere di Louvois ai successori di Saint-Mars a Pinerolo, sempre che non fossero depistaggi, per far risultare l'uomo in un altro luogo e confonderlo con Dauger, anche grazie all'espediente della maschera.

Giovanni Gonzaga

Un'altra ipotesi condurrebbe a Giovanni Gonzaga, figlio naturale del duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga. Si sostiene infatti che il prigioniero, coperto da una maschera di velluto nero, incarcerato a Pinerolo nel 1679 e registrato sotto il falso nome non fosse il conte Ercole Antonio Mattioli, bensì il Gonzaga stesso, il quale lo accompagnava con funzioni di segretario e che rimase pure lui rinchiuso.

Eustache Dauger

Eustache Dauger, un valletto giunto come recluso a Pinerolo nel 1669, l'anno dell'arrivo della Maschera di Ferro. Il prigioniero Dauger, descritto come persona colta e di evidente educazione inglese, godeva di alcuni privilegi e a un dato momento fu posto al servizio del Fouquet. L'anno dopo la morte di quest'ultimo seguì, in veste di carcerato, il Saint-Mars prima a Exilles, poi alla fortezza dell'Île de Sainte Marguerite e infine alla Bastiglia. Vi sono ipotesi di "scambio di identità", per cui, ad esempio, il Fouquet non sarebbe veramente morto e lo sarebbe invece il Dauger la cui identità, ufficialmente, fu fatta assumere al Fouquet dal Saint-Mars. A parte questo, Dauger era un prigioniero noto a corte, coinvolto in scandali sessuali e avvelenamenti, ma non aveva grande importanza. Tuttavia Saint-Mars avrebbe usato l'espediente della maschera durante i trasferimenti per "farsi pubblicità" e accreditarsi come il carceriere che custodiva segreti di Stato e prigionieri importanti.

Vivien de Bulonde

Ricerche condotte dal crittografo militare Etienne Bazières alla fine del XIX secolo hanno individuato un'ipotesi alternativa riguardo all'identità di questo personaggio,lasciando tuttavia parecchi dubbi. Essa era protetta nei documenti dell'archivio di Luigi XIV dalla cifratura, detta Gran Cifra, inventata da Antoine e Bonaventure Rossignol. La decrittazione di una lettera del Louvois, segretario di Stato alla Guerra di Luigi XIV, datata 8 luglio 1691 e diretta al maresciallo Catinat, avrebbe consentito l'identificazione del prigioniero misterioso custodito per un certo tempo a Pinerolo.

Si sarebbe trattato di Vivien de Bulonde, generale incaricato della conquista di Cuneo durante la guerra della Grande Alleanza. Costui, all'arrivo delle truppe austriache, si era fatto prendere dal panico e aveva interrotto l'assedio della cittadina piemontese, ritirandosi e abbandonando in loco munizioni e feriti. Per questo fu condannato alla reclusione e a non mostrare più il proprio volto, a motivo della sua colpa, molto infamante per un militare. Non vi sono tuttavia certezze sulla reale corrispondenza dell'identificazione così effettuata alla realtà e questo in base a due considerazioni, ossia che il rango del personaggio identificato non era tale da giustificare misure così complesse per la sua incarcerazione e conservazione in vita, e che, se si fosse trattato invece di un personaggio di altissimo livello, non è improbabile che al fine di celarne l'identità anche ai posteri si fosse cercato di creare una falsa pista.

Occorre inoltre osservare che alla data della lettera del Louvois al Catinat (1691) la Maschera di Ferro non si trovava già più a Pinerolo (dove nella citata lettera il Louvois chiede al Catinat d'incarcerare il Bulonde), da dove era stato trasferito al forte di Exilles nel 1681, che lasciò poi nel 1687 per il castello d'If. Inoltre non si capisce perché cifrare un ordine privo d'interesse "spionistico", visto che si trattava di punire un reato militare noto, così come ci si chiede il motivo per il quale sottoporre a segreto tale provvedimento, più che legittimo in questi casi anche a quel tempo, la cui causa era nota a tutti gli ufficiali e soldati comandati dal generale in questione al momento dello svolgimento dei fatti per cui sarebbe stato punito e perché mai imporgli di celare il volto: quello della vergogna a mostrarsi (solo a carcerieri, a compagni di carcere e a qualche passante) a volto scoperto era semmai un problema del Bulonde, non certo del Louvois e tanto meno di Luigi XIV.

Filmografia

Dal romanzo di Dumas sono stati tratti numerosi film:

Altri film liberamente ispirati alla figura della Maschera di Ferro:

Bibliografia

  • Voltaire, Le siècle de Louis XIV.
  • Alexandre Dumas padre, Il visconte di Bragelonne.
  • Guido Gerosa, Il Re Sole. Vita privata e pubblica di Luigi XIV, Mondatori, Milano, 1999.
  • Mauro Minola, Massimo Centini, La vera storia della Maschera di Ferro, Susalibri, Sant'Ambrogio di Torino, 2003.
  • Michele Ruggiero, Storia della Valle di Susa, Alzani Editore, Pinerolo, 1996, ISBN 88-8170-032-8.
  • Mauro Maria Perrot, La Maschera di Ferro, Alzani Editore, Pinerolo, 1998.
  • Guido Gerosa, Il re Sole. Vita privata e pubblica di Luigi XIV, Collezione Le Scie, Mondadori, Milano, 1998.
  • Massimo Polidoro, Grandi gialli della storia, Piemme, 2004.

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Collegamenti esterni

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