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Nikolaj Džurmongaliev

Nikolaj Džurmongaliev

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Nikolaj Džurmongaliev
Altri nomi Nikolaj Džumagaliev
Soprannomi Metal Fang
Nascita Uzun-Agach, 15 novembre 1952
Vittime accertate 10
Vittime sospettate 50 - 100
Periodo omicidi 1979-1981; 1989 - 1991?
Luoghi colpiti Kazakhistan e Kyrgyzstan
Metodi uccisione Assalto con arma bianca, accoltellamento
Altri crimini Stupro, atti di smembramento, mutilazione, necrofilia e cannibalismo, evasione, occultamento di cadavere
Arresto Fergana, agosto 1991
Provvedimenti ergastolo

Nikolaj Džurmongaliev, noto anche come Metal Fang (Uzun-Agach, 15 novembre 1952), è un serial killer sovietico naturalizzato kazako. Sarebbe uno dei peggiori killer dell'ex area sovietica insieme ad Andrej Chikatilo e Gennadij Michasevič. Avrebbe commesso almeno 10 omicidi a sfondo cannibalistico.

Metal Fang

Le origini

Nikolaj Dzhurmongaliev (in cirillico: Николай Джумагалиев o Жұмағалиев), nacque come “Džumagaliev” nel 1952 nella zona di Alma-Ata, in Kazakistan; fino al 1989, anno della caduta del Muro di Berlino, lo stato kazako apparteneva all'URSS e non era uno stato a sé.
Il padre era kazako e la madre era russa; non si conosce nulla della sua infanzia.
Nel corso degli anni perse alcuni denti dell'arcata anteriore e se ne fece impiantare alcuni finti in metallo bianco: da qui gli deriva il soprannome “Metal Fang”. Prestò il servizio militare e viaggiò in Europa e nelle zone del Circolo Polare Artico; tornò infine nel paese natale.
Era conosciuto come una persona educata, solitaria, con una calma insolita e un'aria di quiete; aveva una buona parlantina e curava molto il suo aspetto esteriore ed il suo vestiario. In poche parole, era un gentiluomo. Ma, se veniva provocato, era in grado di sferrare colpi con molta violenza. Sottolineava la sua superiorità agli altri facendosi considerare "discendente di Gengis Khan".
Faceva molte passeggiate in un parco vicino alla riva di un fiume ed entrava in relazione con molte donne che incontrava.

Omicidi

Compì il suo primo omicidio nel 1970: smembrò una vittima e ne buttò i pezzi in un barile; l'anno dopo compì il secondo: la vittima stava tornando a casa dopo le preghiere serali e venne trovata morta con dei grossi tagli sul corpo. Venne arrestato e trascorse almeno un anno in cella; la polizia era al corrente solo del secondo omicidio. L'esame di un istituto psichiatrico lo descrisse come uno schizofrenico ed un folle.
Dopo la scarcerazione iniziò a lavorare come operaio in un sito vicino ad Alma-Ata.
Tutti gli altri partirono dal 1980 e terminarono al suo arresto avvenuto un anno dopo, nel 1981: era il periodo della Guerra Fredda e dei Giochi Olimpici di Mosca. La zona colpita fu la Repubblica del Kirghizistan. Le sue vittime erano donne che venivano avvicinate in un parco locale quando faceva buio; lì le stuprava e le uccideva con un'ascia o un coltello che portava sempre con sé; erano scelte in base a quanto fossero attraenti secondo lui. Il cadavere veniva poi macellato e alcune sue parti le metteva in un sacco per portarsele a casa; ci cucinava dei piatti etnici che mangiava oppure offriva agli amici durante alcune cene che organizzava con un'alta frequenza; spesso avvenivano poco tempo dopo l'omicidio. Pare che il fatto di vedere delle persone ignare che mangiavano la carne umana lo eccitasse sessualmente.
Avrebbe ucciso perché detestava fin da piccolo le donne e le prostitute; pensava che fossero “la radice di ogni male e cosa sbagliata presente nel mondo”; in particolare detestava quelle europee, che conobbe nel periodo in cui fece il militare: gli sembravano “troppo libere e sciolte a differenza di quelle del suo paese e molto diverse dai suoi ideali”. Non si conosce il movente del suo cannibalismo.

Alcuni documenti ufficiali descrissero in modo abbastanza preciso un suo delitto: in quest'occasione, si nascose dietro a delle rocce in attesa che qualcuno gli passasse vicino; trovata la vittima ideale, saltò fuori e la uccise con una coltellata sul collo. Dopo che ne bevve il sangue la portò in una discarica e, lontano da occhi indiscreti, ebbe un rapporto sessuale con il cadavere. Quando finì, lo smembrò in vari pezzi; una parte la seppellì; l'altra parte la portò con sé per cucinarla.

L'arresto

Nel 1981 due ubriachi, che il killer invitò in casa con la promessa di dargli da mangiare “uno spuntino”, si recarono in cucina e trovarono nel frigorifero la testa decapitata di una donna ed il suo intestino. Scapparono dalla casa in stato di confusione ed allertarono subito la polizia, che lo arrestò il giorno successivo. Durante l'arresto, aggredì il colonnello Yuri Dubyagin “con le tecniche delle arti marziali” visti i suoi trascorsi militari . Gli abitanti del villaggio rimasero sconvolti quando seppero che con loro era vissuto un cannibale; molti si infuriarono perché non riuscivano ad accettare il fatto.

Venne collegato a 100 omicidi e divenne fortemente sospettato di almeno 47 o 50 di questi; lui stesso ammise di avere compiuto degli omicidi e atti di cannibalismo. Disse anche che “da due donne si potrebbe ottenere abbastanza carne delicata per sopravvivere una settimana”.
Una seconda perizia psichiatrica lo descrisse come una persona diventata irresponsabile a causa della sua insanità mentale, che gli fu già accreditata anni prima.
Al processo gli vennero accertati 7 dei 47 omicidi di primo grado e fu confinato in un istituto mentale a Tashkent; il giudice aveva stabilito che aveva bisogno di cure mediche obbligatorie in quanto malato di mente. Il killer provò a suicidarsi due volte perché non sopportava il fatto di essere confinato in quel luogo.

L'evasione

Dopo alcuni anni, una visita medica confermò che il suo stato mentale stava migliorando costantemente; non era più un pericolo per la società: lo si poteva trasferire in un altro istituto; non essendo più un pericolo, non gli sarebbe stata affiancata una scorta.

Nel 1989, proprio durante il trasferimento, scappò dalla custodia, composta unicamente da un infermiere. Le autorità russe, forse per non diffondere il panico, continuarono a negare che il killer fosse evaso. Nel frattempo vagò per le montagne; pare si fosse spacciato per uno straniero, un cinese.
Nell'agosto 1991 venne nuovamente arrestato a seguito della segnalazione di una donna mentre si trovava a Fergana, in Uzbekistan; la polizia di Mosca stava cercando già da tempo un “fantomatico cinese”.

Voci correlate

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