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Arresto cardiaco

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Arresto cardiaco
Simulazione di rianimazione cardiopolmonare da eseguirsi in caso di arresto cardiaco
Specialità cardiologia e medicina d'emergenza-urgenza
Classificazione e risorse esterne (EN)
OMIM 115080
MeSH D006323
MedlinePlus 007640

L'arresto cardiaco è una situazione clinica improvvisa caratterizzata dall'inefficacia o assenza dell'attività cardiaca che porta alla perdita della circolazione sanguigna. I sintomi includono perdita di coscienza e respiro anormale o assente. Alcuni individui possono provare anche un dolore toracico, mancanza di respiro o nausea poco prima dell'arresto cardiaco. Se non viene trattato entro pochi minuti, in genere porta alla morte.

La causa più comune di arresto cardiaco è la malattia coronarica o una cardiopatia. Le cause meno comuni includono una importante emorragia (con conseguente grave ipovolemia), mancanza di ossigeno, potassio molto basso, insufficienza cardiaca, infarto miocardico acuto, morte cardiaca improvvisa, trauma fisico al tessuto cardiaco (ad esempio causato da una pugnalata o da un colpo di pistola al petto), folgorazione, shock, sepsi, sindrome da risposta infiammatoria sistemica, insufficienza multiorgano, avvelenamento, overdose, effetto collaterale di farmaci o droghe, disidratazione, malnutrizione, ipotermia, ipertermia, un intenso esercizio fisico o addirittura uno stato emotivo straordinariamente eccessivo. Inoltre diversi disturbi ereditari possono causarlo, in primis la sindrome del QT lungo. Molto spesso l'arresto cardiaco esordisce con un ritmo cardiaco di fibrillazione ventricolare. La diagnosi viene confermata con l'assenza di battito del cuore. Non va confuso con l'infarto del miocardio o l'insufficienza cardiaca; sebbene nel parlato comune si tenda a usare i termini in modo intercambiabile, essi hanno significati molto diversi. L'infarto miocardico acuto, invece, può essere una delle cause determinanti l'arresto cardiaco, se a occludersi è un grosso ramo coronarico.

La prevenzione include non fumare, una salutare attività fisica e mantenere un corretto peso corporeo. Il trattamento dell'arresto cardiaco include la rianimazione cardiopolmonare (CPR) e, se è presente un ritmo defibrillabile, la defibrillazione. Un defibrillatore cardiaco impiantabile può essere posizionato per ridurre la possibilità di morte per recidiva.

Negli Stati Uniti, l'arresto cardiaco al di fuori dell'ospedale si verifica in circa 13 ogni 10.000 persone all'anno, per un totale di circa 326.000 casi. In ospedale, l'arresto cardiaco si verifica in ulteriori 209.000 individui. L'arresto cardiaco diventa più comune con l'età avanzata, colpendo i maschi più spesso delle femmine.

La percentuale delle persone che sopravvivono in seguito al trattamento è di circa l'8%. Molti di coloro che sopravvivono accusano una disabilità significativa.

Epidemiologia

Sulla base dei certificati di morte, i casi di morte cardiaca improvvisa rappresentano, nei paesi occidentali, circa il 15% di tutti i decessi. Negli Stati Uniti 326.000 casi extra ospedalieri e 209.000 casi intra ospedalieri si verificano tra gli adulti all'anno. In base al Framingham Heart Study il rischio per la vita è tre volte maggiore negli uomini (12,3%) rispetto alle donne (4,2%). Tuttavia questa differenza di genere scompare dopo gli 85 anni di età.

Eziologia

Può originare da alterazioni di varia natura dell'impulso elettrico, o da ostacoli di natura meccanica. Sia nel caso che la genesi sia primitivamente elettrica o meccanica, si determina l'inefficacia di entrambe le componenti.

Simulazione dei parametri di dissociazione elettromeccanica, si può osservare tramite pressione cruenta (rosso) il passaggio da un'attività meccanica normale del cuore, che progressivamente si altera nel ritmo e qualità contrattile, fino all'asistolia, pur in presenza di attività elettrica normale (verde), confermato anche dalla rilevazione del pulsiossimetro anche se con artefatti (azzurro)

L'attività elettrica senza polso o dissociazione elettromeccanica (in inglese PEA, Pulseless electrical activity) è una situazione di arresto cardiaco in cui vi è attività elettrica nel cuore (che viene visualizzata sull'elettrocardiogramma) ma in realtà non è presente una gittata cardiaca efficace, nonostante i complessi QRS siano morfologicamente compatibili con un flusso periferico efficace, ma in realtà non c'è polso periferico (non c'è quindi il tracciato tipico della fibrillazione ventricolare).

Tempo

Il tempo per intervenire in modo efficace su un arresto cardiaco è al massimo 10 minuti; ogni minuto perso equivale a una riduzione della sopravvivenza del 7-10%. Il tempo per cardiovertire un arresto cardiaco e "resuscitare" il paziente, prima che i danni al cervello siano irreversibili, è correlato all'efficacia della rianimazione cardiopolmonare.

Decorso

La conseguenza immediata è l'assenza di perfusione sistemica. L'arresto cardiaco è una condizione di morte clinica reversibile che, se non adeguatamente trattata, è destinata ad evolvere in morte biologica irreversibile a causa della ipo-ossigenazione cerebrale. Le cause di arresto cardiaco possono essere:

L'insorgenza dell'arresto cardiaco è spesso istantanea, senza segni clinici o sintomi premonitori. In alcuni casi il paziente può avvertire una sintomatologia riferibile alla condizione clinica che è causa dell'arresto: palpitazioni, vertigini, dispnea, dolore toracico. L'obiettività in corso di arresto cardiaco è caratterizzata dall'assenza del polso centrale (carotideo), dalla perdita di coscienza, e da una serie di segni clinici che compaiono dopo un lasso di tempo variabile: midriasi, pallore o cianosi cutanea, respiro agonico, incontinenza sfinterica, rilassamento della muscolatura scheletrica. L'evoluzione dell'arresto cardiaco verso la morte biologica irreversibile dipende in maniera critica dal tempo che intercorre tra l'evento primario e la messa in atto delle manovre assistenziali.

Il cervello è molto sensibile all'anossia derivante dall'arresto di circolo: in pochi secondi si ha perdita di coscienza, mentre dopo circa 4 minuti si hanno danni irreversibili. Il cuore è meno sensibile, ma anche l'attività cardiaca va deteriorandosi nel giro di qualche minuto; la tachicardia ventricolare senza polso e la fibrillazione ventricolare (FV), che sono in genere i ritmi di esordio dell'arresto cardiaco da ischemia miocardica, decadono in qualche minuto a FV a basso voltaggio, e infine ad asistolia: se la rianimazione cardiopolmonare non portasse alla ripresa dell'attività elettrica cardiaca, in pochi minuti si giungerebbe alla morte biologica.

Soccorso

Un defibrillatore semiautomatico esterno.

Il successo delle manovre mediche applicate a un paziente in arresto cardiaco è correlato in maniera significativa al tipo di ritmo inizialmente rilevato dal defibrillatore (il cosiddetto ritmo di presentazione). I ritmi di presentazione si possono schematicamente classificare in due categorie:

  • ritmi defibrillabili (TV-senza polso e FV)
  • ritmi non defibrillabili (asistolia e pulseless electrical activity, o PEA)

Se il soccorritore si trova di fronte ad un ritmo TV-senza polso/FV, ha discrete probabilità che le manovre di rianimazione abbiano successo; se rileva un'asistolia, le probabilità di successo si abbassano. Oltre al massaggio cardiaco si sono recentemente sviluppate delle tecniche rianimatorie con sistemi meccanici (speciali corpetti da apporre sul torace del paziente), che permettono un prolungamento della rianimazione sino all'arrivo in pronto soccorso

La defibrillazione, se attuabile, deve avvenire nel minor tempo possibile dall'arresto cardiaco; si ritiene che per ogni minuto trascorso le probabilità di successo decadano del 7-10%. Inoltre, alcuni fattori possono intervenire riducendo le probabilità di successo, ad esempio l'ipotermia, l'ipossia, l'acidosi e l'elevata impedenza toracica.

L'evoluzione dell'arresto cardiaco in morte biologica può essere impedita da un insieme di comportamenti sequenziali coordinati, detti catena della sopravvivenza o catena del soccorso.

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