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Enteogeno

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Un gruppo di Lophophora williamsii.

Il termine enteogeno è utilizzato generalmente per indicare particolari sostanze psicoattive, caratterizzate da un marcato effetto psichedelico o allucinogeno, che favoriscono esperienze mistiche e spirituali. Per questi motivi sono usate in tutti i continenti da millenni da numerosi popoli con tradizioni sciamaniche o da parte di religioni organizzate. Nelle società del passato e in quelle che fino ad oggi adoperano questi composti essi rappresentano un importante mezzo per l'incontro con il proprio mondo spirituale, per creare maggiore connessione con gli altri, soprattutto per fini terapeutici di cura, per entrare in relazione con i propri dei e per raggiungere l'estasi religiosa.

Etimologia

L'etimo è un neologismo derivato dal greco antico e formato da ἔνθεος (entheos) e γενέσθαι (genesthai), che letteralmente significa "che ha Dio al suo interno", più liberamente tradotto "divinamente ispirato". Il termine è stato coniato nel 1979 da un gruppo di etnobotanici e studiosi di mitologia e religioni (Carl AP Ruck, Jeremy Bigwood, Danny Staples, Richard Evans Schultes, Jonathan Ott e R. Gordon Wasson); viene solitamente utilizzato in contrasto con un uso puramente ricreativo delle medesime sostanze. A differenza di quest'ultimo, si tratta di un uso della sostanza che mette il soggetto in una condizione psico-fisica tale da sentirsi improvvisamente ispirato o da percepire sensazioni di "ispirazione divina", spesso in una maniera riconducibile alla sfera religiosa o spirituale.

Sostanze enteogene più comuni

Piante di Salvia divinorum.

Popoli che usano tradizionalmente enteogeni

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