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Delta-9-tetraidrocannabinolo

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Delta-9-tetraidrocannabinolo
Struttura del Tetraidrocannabinolo
Struttura del Tetraidrocannabinolo
Modello 3D della molecola
Modello 3D della molecola
Nome IUPAC
(6aR,10aR)-6,6,9-trimetil-3-pentil-6a,7,8,10a-tetraidro-6H-benzo[c]cromen-1-olo
Abbreviazioni
THC
Nomi alternativi
Tetraidrocannabinolo
Δ⁹-THC
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolare C21H30O2
Massa molecolare (u) 314.47
Aspetto olio viscoso marroncino sotto forma di cristalli
Numero CAS 1972-08-3
Numero EINECS 625-153-6
PubChem 16078
DrugBank DB00470
SMILES
CCCCCC1=CC2=C(C3C=C(CCC3C(O2)(C)C)C)C(=C1)O
Proprietà chimico-fisiche
Solubilità in acqua 0.0028 g/L a 23 °C
Temperatura di ebollizione 180 °C circa (453,15 K)
Proprietà tossicologiche
DL50 (mg/kg) 1270
Indicazioni di sicurezza

Il delta-9-tetraidrocannabinolo (detto comunemente THC, Δ⁹-THC o tetraidrocannabinolo) è uno dei maggiori e più noti principi attivi della cannabis e può essere considerato il capostipite della famiglia dei fitocannabinoidi.

Sono noti vari isomeri del THC, due dei quali presenti naturalmente nella cannabis. Il più rilevante è l'isomero (-)-trans, noto farmacologicamente come dronabinol.

È una sostanza psicotropa prodotta dai fiori di cannabis, può essere ingerito, comunemente fumato o inalato grazie ad un vaporizzatore. Con proprietà antidolorifiche (Es: farmaci contenenti THC come il Sativex o il Bedrocan, sono usati per il trattamento del dolore), euforizzante, antinausea, antiemetico, anticinetosico, stimolante l'appetito, che abbassa la pressione endooculare.

È stato isolato da Raphael Mechoulam, Yechiel Gaoni, e Habib Edery dall'istituto Weizmann, Israele, nel 1964. In forma pura, a basse temperature, è un solido cristallino, di color leggermente rosa, con una transizione vetrosa che lo rende viscoso e appiccicoso se riscaldato. Commercialmente il THC si presenta in soluzione come un liquido oleoso giallo/marrone. Il THC ha una bassissima solubilità in acqua, ma buona solubilità nella maggior parte dei solventi organici.

Biosintesi nella cannabis

Nella cannabis il THC è presente principalmente come acido tetraidrocannabinolico (Δ⁹-THCA). La condensazione enzimatica del geranil pirofosfato e dell'acido olivetolico genera acido cannabigerolico, il quale a sua volta viene ciclizzato dall'enzima THC acido sintasi (in varietà selezionate per esprimere in quantità adeguata il gene che codifichi tale enzima all'interno dei tricomi ghiandolari della pianta) risultando quindi nella molecole di acido tetraidrocannabinolico, acido cannabidiolico e acido cannabicromenico. Esposti a calore e nel tempo gli acidi decarbossilano formando THC, cannabidiolo e cannabicromene.

Il cannabinolo è invece un artefatto prodotto dalla degradazione del THC. Dalla concentrazione di cannabinolo alcuni studi ritengono si possa stimare l'età del cannabinoide.

Farmacologia

Le azioni farmacologiche del THC risultano dal suo legame con i recettori cannabinoidi CB1, e CB2, che si trovano principalmente nel sistema nervoso centrale, e nel sistema immunitario. Esso agisce come un parziale ligando agonista su entrambi i recettori, cioè, li attiva ma non per intero. La presenza di questi recettori specializzati nel cervello fece presupporre agli scienziati che cannabinoidi endogeni vengono prodotti naturalmente dal corpo umano, si scoprirono infatti numerosi endocannabinoidi tra cui l'Anandamide, l'Arachidonoilglicerolo (2-AG) la Virodamina e molti altri.

Tricomi di Cannabis, si notano le gocce di resina contenenti cannabinoidi, in particolare THC

Meccanismo d'azione

Il THC ha un'alta affinità come agonista del recettore cannabinoide cb1 e cb2. L'attivazione del primo suddetto, che si trova espresso in grande quantità nel SNC, anche e soprattutto nel circuito mesolimbico causa il rilascio di dopamina nel nucleus accumbens e genera la tipica sensazione di piacere cannabinoide. Può provocare nella persona sensazioni di euforia, rilassamento, percezione spazio-temporale alterata; alterazioni uditive, olfattive e visive, ansia, disorientamento, stanchezza, e stimolazione dell'appetito. Il legame dei cannabinoidi ai recettori CB1 causa una inibizione presinaptica della ricaptazione di vari neurotrasmettitori (in particolare dopamina e glutammato), e una stimolazione delle aree della sostanza grigia periacqueduttale (PAG) e del midollo rostrale ventromediale (RVM), che a loro volta inibiscono le vie nervose ascendenti del dolore. A livello del midollo spinale il legame dei cannabinoidi ai recettori CB1 causa una inibizione delle fibre afferenti a livello del corno dorsale, e a livello periferico il legame dei cannabinoidi con i recettori CB1 e CB2 causa una riduzione della secrezione di vari prostanoidi e citochine proinfiammatorie, l'inibizione della sostanza P e pertanto del segnale doloroso. Il meccanismo per la stimolazione dell'appetito si crede sia il risultato di attività del THC nell'asse ipotalamico-gastroenterico. L'attività del CB1 nei centri della fame dell'ipotalamo aumenta l'appetibilità del cibo quando i livelli dell'ormone della fame grelina aumentano in seguito all'entrata di cibo nello stomaco.

Aspetti tossicologici

Fino ad oggi, non vi è mai stata una fatalità umana documentata da sola overdose di tetraidrocannabinolo o cannabis. La valutazione della pericolosità del THC nei confronti dell'uomo è largo oggetto di dispute non solo scientifiche, ma anche politiche e ideologiche. Secondo il Merck, la LD50 del tetraidrocannabinolo è di 1270 mg/Kg di peso vivo se somministrata per via orale (veicolato in olio di sesamo) nei ratti maschi e di 730 mg/Kg nei ratti femmine; la dose scende a 482 mg/Kg di peso vivo se somministrato per inalazione. Tale valore è ritenuto molto alto, tale da considerare la tossicità acuta del THC molto bassa rispetto ad altre sostanze psicotrope o farmaci, se non altro anche solo per la impraticabilità di una tale somministrazione attraverso cannabis: si pensi che la media della concentrazione di principio attivo nelle sostanze di consumo diffuse oggi è di 15%, con picchi attorno ai 30%: 10 grammi di prodotto contengono quindi in media 1,5 g di THC, ovvero 1500 mg. Considerando un umano di 70 kg, servirebbero 482x70=33740 mg di principio attivo, dunque più o meno 225 grammi di prodotto. Uno "spinello" si prepara normalmente con 0,5 grammi di sostanza: servirebbero 450 spinelli per raggiungere l'assunzione della Dose Letale, ma il tempo necessario all'assunzione di una tale spropositata quantità comporterebbe una metabolizzazione del principio attivo assunto in precedenza, rendendo improbabile una overdose. Per questo motivo le legislazioni dei diversi Paesi valutano i fitocannabinoidi con approcci differenti, con conseguenti divergenze in sede normativa. Alcuni studi condotti, relativi all'assimilazione del THC, concludono che la sostanza induca la perdita di neuroni nell'ippocampo, area del cervello responsabile della fissazione della memoria da breve a lungo termine; numerosi altri studi hanno dimostrato le capacità neuroprotettive e antinfiammatorie del THC

A favore della prima tesi (cioè quella che sostiene provochi danni all'ippocampo), in uno studio in vivo ratti esposti a THC ogni giorno per 8 mesi (approssimativamente 30% della loro aspettativa di vita), esaminati a 11 o 12 mesi di età, dimostravano una perdita di cellule nervose equivalente ad animali con il doppio della loro età.

Vi sono inoltre alcuni studi clinici che dimostrano la correlazione tra la presenza di significativi danni cerebrali e cognitivi e l'assunzione di THC, senza però potere, in via definitiva, postulare una causalità, data la presenza di numerosi effetti di interazione con altri fattori, che sovrastano l'effetto semplice del solo THC.

A favore della seconda tesi uno studio in vitro, effettuato su neuroni di ratto, ha mostrato che il cannabinoide HU210 è immunoreattivo col recettore CB1 per i cannabinoidi, portando gli autori ad ipotizzare che possa avere un ruolo nella proliferazione neuronale. Tale ipotesi è supportata dall'osservazione che il cannabinoide HU210 stimola la proliferazione (ma non la differenziazione) di cellule neuronali embrionali di ratto in vitro. Un altro studio ha dimostrato in maniera precisa come il CBD e il THC abbiano effetti neuroprotettivi su cellule neuronale corticali. Ulteriori studi hanno portato all'attenzione degli ambienti scientifici l'effetto del THC su umani, in relazione a malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, come illustrato nella sezione successiva.

Utilizzo terapeutico

Sciroppo alla cannabis per uso curativo (U.S.A)
Logo di distributore U.S.A.(1917)

Al di là delle accese discussioni e controversie sociali e politiche sull'uso della canapa come stupefacente, va considerato che essa è stata per migliaia di anni un'importante pianta medicinale. Sono oggi in commercio in diversi paesi farmaci a base di THC, di altri fitocannabinoidi o di cannabinoidi sintetici.

Potenziali campi di utilizzo terapeutico dei derivati della cannabis:

Altre indicazioni potenziali:

Si stanno testando nel mondo farmaci che contengono una versione sintetica di alcuni dei principi attivi della cannabis (dronabinol, HU-210, levonantradolo, nabilone, SR 141716 A, Win 55212-2).

Il Dronabinol è il termine registrato INN della variante stereochimica del THC. È un prodotto della Unimed Pharmaceuticals, Inc. ed è commercializzato negli USA come Marinol, ma è disponibile anche nell'Unione europea come farmaco generico (Dronabinol). Il farmaco è registrato, a partire dal 1985, per il trattamento della nausea e del vomito nei pazienti in chemioterapia antitumorale e per la stimolazione dell'appetito nei pazienti con sindrome da deperimento da AIDS.

Il Canada, il 20 giugno 2005, è stato il primo paese ad autorizzare la messa in commercio di un estratto totale di Cannabis sotto forma di spray sublinguale Sativex standardizzato per THC e CBD, per il trattamento del dolore neuropatico dei malati di sclerosi multipla e cancro. Nel 2006 il Sativex è stato approvato negli Stati Uniti per essere sottoposto a studi clinici di Fase III per dolore intrattabile in pazienti con tumore.

In Italia nel 2010 il Senato ha concesso l'autorizzazione per una produzione di farmaci a base di cannabinoidi. Fino ad allora tutti i farmaci a base di cannabis venivano comprati da stati esteri. Nel 2014, l'azienda Farmalabor è stata autorizzata dal Ministero della Salute al commercio all'ingrosso di preparazioni vegetali a base di cannabis. I prodotti sono venduti a farmacie private e ospedaliere per l'allestimento di preparazioni magistrali su prescrizione del medico.

Farmaci cannabinoidi

Presenza del THC

Il contenuto di THC nella marijuana (Cannabis sativa) è nell'ordine di 0,5-1% nelle foglie grandi, 1-3% nelle foglie piccole, variabile nei fiori dal 10 al 27%, 5-10% nelle brattee, 10-60% nell'hashish, oltre il 60% fino a 99% nell'olio di hashish. Come si può notare, esso è presente all’interno dei tricomi, per cui la concentrazione è maggiore, per quanto riguarda la pianta viva, nell’area delle infiorescenze ed è ancora più elevata nel caso di prodotti a base di estrazione della resina.

Il contenuto di THC di hashish e marijuana tende a diminuire con il tempo, un processo accelerato dal calore e dalla luce. Le foglie e la resina di canapa conservate in condizioni normali perdono rapidamente la loro attività e possono diventare completamente inattive dopo 2 anni.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni


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