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Rianimazione cardiopolmonare

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Rianimazione cardiopolmonare
procedura medica
MeSH D016887
eMedicine 1344081

La rianimazione cardio-polmonare (o RCP), nota anche come "massaggio cardiaco", è una procedura di emergenza che si attua in una persona che si trova in arresto cardiaco o arresto respiratorio; essa combina compressioni toraciche con una ventilazione artificiale nel tentativo di preservare manualmente il circolo sanguigno, per mantenere la funzione cerebrale intatta, fino a quando non vengano prese ulteriori misure per ripristinare la circolazione spontanea e la respirazione.

Caratteristiche

La RCP si effettua, negli adulti, con compressioni toraciche tra 5 e 6 cm di profondità e con una frequenza di 100-120 bpm. Il rapporto tra compressioni toraciche e insufflazioni respiratorie è 30 a 2 negli adulti.

Il soccorritore può anche fornire ventilazione artificiale insufflando aria nella bocca o nel naso del soggetto (respirazione bocca a bocca) o usando un dispositivo che emana aria nei polmoni del soggetto. Le attuali raccomandazioni pongono l'accento sulle compressioni toraciche precoci e di alta qualità piuttosto che sulla ventilazione artificiale; un metodo semplificato effettuando solo le compressioni toraciche è indicato solo per soccorritori non addestrati.

Nei bambini, tuttavia, fare solo compressioni può portare a risultati peggiori, perché i bambini presentano più frequentemente problemi di origine respiratoria, piuttosto che cardiaca.

È improbabile che la sola RCP ripristini l'attività elettrica del cuore: il suo scopo principale è ripristinare un flusso di sangue ossigenato verso cervello e cuore; l'obiettivo è ritardare la morte dei tessuti ed estendere la breve finestra di rianimazione senza danni permanenti al cervello. La somministrazione di una scarica elettrica al cuore del soggetto, definita defibrillazione, è solitamente necessaria per ripristinare un ritmo cardiaco efficace o sano. La defibrillazione è efficace solo per determinati ritmi cardiaci, vale a dire fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare senza polso, ma non per asistolia o attività elettrica senza polso. La RCP in sé, può riuscire a indurre un ritmo cardiaco defibrillabile.

Se i segni di MO-TO-RE (MOvimenti, TOsse, REspiro) ritornano presenti, si può disporre la vittima in posizione laterale di sicurezza fino alla ripresa completa della respirazione normale.

In generale, la RCP si continua fino a quando la persona ha un ritorno alla circolazione spontanea (ROSC, Return of spontaneous circulation) o, al contrario, viene dichiarata morta.

In veterinaria

Oltre che sulle persone, è possibile eseguire la RCP anche su animali, inclusi cani e gatti. I principi e le pratiche sono simili alla RCP per l'uomo, tranne per il fatto che la rianimazione viene di solito effettuata attraverso il naso dell'animale, non attraverso la bocca. La RCP deve essere eseguita su animali incoscienti per evitare il rischio di essere morsi; un animale cosciente non richiederebbe comunque una rianimazione.

Storia

Nel XIX secolo il dottor H. R. Silvester descrisse un metodo di ventilazione artificiale (The Silvester Method) in cui il paziente era disteso sulla schiena e le braccia venivano sollevate sopra la testa per favorire l'inspirazione e quindi premute contro il petto per favorire l'espirazione. La procedura viene ripetuta sedici volte al minuto. Questo tipo di ventilazione artificiale è talvolta presente nei film realizzati all'inizio del Novecento.

Una seconda tecnica, detta di Holger Nielsen, descritta nella prima edizione del Boy Scout Handbook del 1911, era una forma di ventilazione artificiale in cui la persona era sdraiata a faccia in giù, con la testa di lato, appoggiata sui palmi delle mani. La pressione verso l'alto applicata ai gomiti del paziente sollevava la parte superiore del corpo mentre la pressione sulla schiena costringeva l'aria nei polmoni, in sostanza era il metodo Silvester con il paziente capovolto. Questa forma è ben visibile negli anni 1950 (è usata in un episodio di Lassie), ed era spesso usata, a volte per effetto comico, nei cartoni teatrali dell'epoca (ad esempio Tom & Jerry al mare). Questo metodo continuò a essere mostrato, per scopi storici, nel Manuale del Boy Scout fino alla sua nona edizione nel 1979. La tecnica fu successivamente bandita dai manuali di pronto soccorso del Regno Unito.

Tecniche simili sono state descritte nei libri di ju-jutsu e di judo di inizio Novecento, e sono state utilizzate fin dai primi anni del XVII secolo. Le tecniche erano chiamate Kappo o Kutasu.

Tuttavia, solo nella metà del Novecento la più ampia comunità scientifica ha iniziato a riconoscere e promuovere la ventilazione artificiale (sotto forma di respirazione bocca a bocca) combinata con compressioni toraciche, come parte fondamentale della rianimazione a seguito di arresto cardiaco. La combinazione fu vista per la prima volta in un video di addestramento del 1962 chiamato "The Pulse of Life" creato da James Jude, Guy Knickerbocker e Peter Safar. Jude e Knickerbocker, insieme a William Kouwenhoven e Joseph S. Redding, avevano recentemente scoperto il metodo delle compressioni toraciche esterne, mentre Safar aveva lavorato con Redding e James Elam per dimostrare l'efficacia della rianimazione bocca a bocca. Il primo sforzo per testare la tecnica è stato eseguito su un cane; poco dopo, la tecnica è stata utilizzata per salvare la vita di un bambino. I loro risultati combinati furono presentati all'incontro annuale della Maryland Medical Society il 16 settembre 1960 a Ocean City e ottennero un'accettazione diffusa nel decennio successivo. Peter Safar scrisse il libro ABC of Resuscitation nel 1957. Negli Stati Uniti, fu promosso per la prima volta come tecnica da imparare per la popolazione negli anni 1970.

La respirazione bocca a bocca è stata abbinata alle compressioni toraciche in base al presupposto che essa sia necessaria per mantenere l'ossigenazione del sangue, ed è stata accettata senza confrontare la sua efficacia con le sole compressioni toraciche. Tuttavia, ricerche dell'ultimo decennio hanno dimostrato che l'ipotesi è errata, risultando nel riconoscimento da parte dell'AHA dell'efficacia delle sole compressioni toraciche. La RCP ha continuato a progredire, con maggiore enfasi sulla stimolazione del cuore più costante e rapida, e una de-enfasi sull'aspetto della respirazione. Gli studi hanno dimostrato che le persone che hanno ricevuto solo compressioni toraciche rapide e costanti hanno il 22% di probabilità in più di sopravvivere rispetto a coloro che hanno ricevuto una RCP convenzionale che includeva la respirazione. Inoltre, poiché le persone tendono a essere riluttanti a fare la respirazione bocca-a-bocca, aumentano le possibilità di sopravvivenza in generale aumentando in primo luogo le probabilità di ricevere la RCP.

Il 4 giugno 2011 un paziente, Jeremiah Kliesing, fu sottoposto a cinque ore e mezzo di massaggio cardiaco da parte di 20 medici e infermieri prima di essere stabilizzato e trasferito al St. Luke's Episcopal Hospital di Houston, dove gli fu impiantanto un cuore artificiale di tipo SynCardia.

Procedura

La procedura, da effettuarsi su un paziente collocato su una superficie rigida, in quanto una superficie morbida o cedevole rende completamente inutili le compressioni, consiste in queste fasi:

  1. Il soccorritore si inginocchia a fianco del torace, con le gambe all'altezza della spalla dell'infortunato.
  2. Il soccorritore rimuove (aprendo o tagliando se necessario) gli abiti dell'infortunato. La manovra richiede il contatto diretto con il torace, per essere sicuri della corretta posizione delle mani.
  3. Il soccorritore colloca le mani direttamente sopra lo sterno, una sopra all'altra, al centro del petto. Più in particolare, il punto di contatto dovrebbe essere l'eminenza palmare, ovvero la parte più inferiore e vicina al polso del palmo, che si presenta più dura e posta in asse con l'arto. Per facilitare questo contatto può essere utile intrecciare le dita e sollevarle leggermente.
  4. Il soccorritore sposta il peso in avanti, rimanendo sulle ginocchia, fino a che le sue spalle non sono direttamente sovrastanti, in maniera perpendicolare, alle mani.
  5. Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, il soccorritore si muove su e giù con determinazione facendo perno sul bacino. Per essere efficace, la pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 5–6 cm per ciascuna compressione. È fondamentale che dopo ogni compressione il soccorritore permetta al torace dell'infortunato di riespandersi, ma evitando che il palmo delle mani si stacchi dal torace causando un effetto di rimbalzo.

Il soccorritore ripete il ciclo di 30 compressioni e 2 insufflazioni per un totale di 5 volte, controllando alla fine se esistono segni di ciò che viene chiamato con l'acronimo MO.TO.RE., ovvero MOvimenti, TOsse, REspiro, ripetendo la procedura senza mai fermarsi.

La rianimazione deve sempre cominciare con le compressioni salvo nel caso in cui si tratti di trauma o la vittima sia un bambino o nel caso di annegamento: in questi casi si comincerà con 5 insufflazioni, per proseguire normalmente con l'alternanza compressioni-insufflazioni. Questo avviene perché in caso di trauma si presume che l'ossigeno presente nei polmoni dell'infortunato non sia in quantità sufficiente a garantire l'efficienza della circolazione sanguigna; a maggior ragione, a titolo precauzionale, si incomincerà con le insufflazioni in caso la vittima sia un bambino, in virtù del fatto che è presumibile che un bambino, godendo di buone condizioni di salute, si trovi in stato di arresto cardiaco per cause dovute con maggiore probabilità a trauma o a un corpo estraneo penetrato nelle vie aeree.

Le insufflazioni d'aria

Respirazione bocca a bocca

Ogni 30 compressioni, è necessario praticare 2 insufflazioni con la respirazione artificiale. La testa viene ruotata all'indietro, il soccorritore chiude il naso con una mano mentre estende la mandibola con l'altra per mantenere la bocca aperta. Si noti che, dimenticando di chiudere il naso, l'operazione risulterà completamente inefficace.

È fondamentale che durante le insufflazioni il capo rimanga iperesteso, giacché una scorretta posizione delle vie aeree espone la vittima al rischio che entri aria nello stomaco, provocando così facilmente rigurgito. Quest'ultimo è provocato anche dalla potenza con cui si soffia: se si soffia troppo forte si manda aria nello stomaco.

La respirazione bocca a bocca comporta l'insufflazione forzata di aria nel sistema respiratorio dell'infortunato, con l'ausilio di una mascherina o di un boccaglio. In caso di mancanza, un fazzoletto di cotone può essere impiegato per proteggere il soccorritore dal contatto diretto con la bocca dell'infortunato.

Le nuove linee guida del 2010 mettono in guardia il soccorritore dai rischi dell'iperventilazione, ovvero aumento eccessivo della pressione intratoracica, rischio di insufflazione di aria nello stomaco, ridotto ritorno venoso al cuore; per questa ragione le insufflazioni non devono essere eccessivamente energiche, ma emettere una quantità d'aria non superiore a 500–600 cm³ (mezzo litro, in un tempo non superiore al secondo).

In ultimo va ricordato che l'aria inspirata dal soccorritore prima di insufflare deve essere il più possibile "pura", cioè contenere la più alta percentuale possibile di ossigeno: per questo tra un'insufflazione e l'altra il soccorritore dovrà alzare la testa per inspirare a una distanza sufficiente per non inspirare a propria volta l'aria espirata dalla vittima, che presenta una densità di ossigeno minore.

Termine della procedura

Il soccorritore smetterà il massaggio cardiaco se:

  • si modificano le condizioni del luogo, che si rende non sicuro: in caso di grave pericolo il soccorritore ha il dovere di mettersi in salvo.
  • il soggetto riprende le funzioni vitali.
  • è sfinito e non ha più forze; è possibile farsi sostituire a metà delle 30 compressioni, in maniera tale da non interrompere il ciclo compressioni-insufflazioni.
  • arriva un'ambulanza con medico a bordo, un'auto medicalizzata o un'unità di soccorso qualificata con un'attrezzatura più efficace.

Bibliografia

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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